anno: 2010
regia: AVATI, PUPI
regia: AVATI, PUPI
genere: drammatico
con Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri, Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Manuela Morabito, Erika Blanc, Osvaldo Ruggieri, Vincenzo Crocitti, Brian Fenzi, Marcello Caroli, Riccardo Lucchese, Lucia Gruppioni, Cesare Cremonini, Gianluca Cammisa, Damiano Russo, Adriano Saleri
location: Italia
voto: 4
Lino (Bentivoglio) e Francesca (Neri) stanno insieme da un vita. Non hanno figli. Quando lui comincia a perdere colpi con la memoria lei, con una scusa, lo porta da un neurologo per degli accertamenti: è Alzheimer. Il morbo degenera, lui scarica aggressivamente su di lei la frustrazione per un cervello che non è più capace delle prestazioni brillanti di una volta (era un notissimo giornalista sportivo). Lei se ne va. Lui si mette alla ricerca folle e dolorosa dei suoi amici d'infanzia.
Ennesimo capitolo di una parabola cinematografica in picchiata da diverso tempo, Una sconfinata giovinezza è soprattutto l'occasione mancata da Avati per raccontare il morbo di Alzheimer servendosi di un interprete stratosferico. Ma è proprio questo uno dei punti nevralgici del film: al cospetto della prova ciclopica di Bentivlgio gli altri attori, a cominciare da una monocorde Francesca Neri, sembrano tutti dei lillipuziani. A dispetto delle belle intenzioni e delle suggestioni proustiane, il regista bolognese si ostina ad attingere dalla sua factory (Cavina, Capolicchio, Grandi), a farci vedere la bruma dell'Appennino e a dirigere film corali nei quali i personaggi di contorno sono dei bozzetti appiccicati a un flusso narrativo discontinuo. Nettamente inferiore a film sullo stesso tema come Lontano da lei, Le pagine della nostra vita e La finestra di fronte, Una sconfinata giovinezza si arena anche sui meccanismi cinematografici che per un veterano come Avati non dovrebbero rappresentare un problema: dal montaggio abborracciato al livello delle scene d'azione (quella dell'incidente in auto è talmente scadente da ricordare i polioziotteschi anni '70 con Maurizio Merli) fino alle musiche tonitruanti, melense e decadenti di Riz Ortolani.
Ennesimo capitolo di una parabola cinematografica in picchiata da diverso tempo, Una sconfinata giovinezza è soprattutto l'occasione mancata da Avati per raccontare il morbo di Alzheimer servendosi di un interprete stratosferico. Ma è proprio questo uno dei punti nevralgici del film: al cospetto della prova ciclopica di Bentivlgio gli altri attori, a cominciare da una monocorde Francesca Neri, sembrano tutti dei lillipuziani. A dispetto delle belle intenzioni e delle suggestioni proustiane, il regista bolognese si ostina ad attingere dalla sua factory (Cavina, Capolicchio, Grandi), a farci vedere la bruma dell'Appennino e a dirigere film corali nei quali i personaggi di contorno sono dei bozzetti appiccicati a un flusso narrativo discontinuo. Nettamente inferiore a film sullo stesso tema come Lontano da lei, Le pagine della nostra vita e La finestra di fronte, Una sconfinata giovinezza si arena anche sui meccanismi cinematografici che per un veterano come Avati non dovrebbero rappresentare un problema: dal montaggio abborracciato al livello delle scene d'azione (quella dell'incidente in auto è talmente scadente da ricordare i polioziotteschi anni '70 con Maurizio Merli) fino alle musiche tonitruanti, melense e decadenti di Riz Ortolani.
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