sabato 2 ottobre 2010

La pecora nera

anno: 2010  regia: CELESTINI, ASCANIO 
genere: drammatico 
con Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Maya Sansa, Luisa De Santis, Nicola Rignanese, Barbara Valmorin, Luigi Fedele, Adriano Pallotta, Alberto Paolini, Igiaba Scego, Roberta Sferzi, Wally Galdieri, Flavio Santini, Andrea Fantozzi, Veronica Cruciani, Gaetano Ventriglia, Alessandro Marverti, Mauro Marchetti, Alessia Berardi, Roberto Latini, Annamaria Spalloni, Massimo Barone, Olek Mincer, Maurilio Leto, Fabio Biaggi 
location: Italia   
voto:5
Considerato un po' strambo dalla maestra, dal padre rozzo e dai fratelli infingardi, fin da ragazzino Nicola finisce in un'istituzione psichiatrica romana a far "compagnia" alla madre. Convinto di essere lì come inserviente, sarà l'amore verso la standista di un supermercato (Sansa) a fargli capire i suoi problemi reali.
Con una buona dose di coraggio Ascanio Celestini trasferisce sul grande schermo uno dei suoi spettacoli più noti, un'opera che riflette e fa riflettere sul significato della malattia mentale e su quella componente della sua genesi riconducibile all'istituzione stessa: è quest'ultima a creare il malato o è il malato ad aver bisogno dell'istituzione? Non è un caso che il film sottolinei che Nicola è un ragazzo degli anni '60, internato nel decennio successivo, in un'epoca che cioè ancora non aveva visto portati a maturazione gli sforzi di Franco Basaglia. Il problema del film, che l'attore-regista ha scritto con Ugo Chiti e Wilma Labate, è che - pur cercando di scostarsi tanto dal libro quanto dallo spettacolo omonimi - pigia eccessivamente sul registro affabulatorio, tratto distintivo dell'artista romano, qui enfatizzato con una insistente voce off. Muovendosi attraverso forme mediatiche diverse - dal teatro alla televisione, dalla radio alla narrazione orale fino alla forma canzone - Celestini ha sempre dato prova di una caratura fuori dalla norma, realizzando quasi sempre opere di qualità, compreso il precedente, bellissimo lungometraggio documentaristico sul lavoro precario, Parole sante. Stavolta l'esperimento - perché di questo si tratta - pur essendo encomiabile e toccando momenti di autentica poesia, incespica in un mezzo passo falso, mostrando un certo impaccio nel maneggiare la materia filmica nelle sue componenti strutturali, dal montaggio alla colonna sonora.

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