mercoledì 2 aprile 2008

Tutta la vita davanti

anno: 2008       
regia: VIRZÌ, PAOLO
genere: commedia
con Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli, Elio Germano, Valerio Mastandrea, Massimo Ghini, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Paola Tiziana Cruciani, Niccolò Senni, Caterina Guzzanti, Claudio Fragasso, Elena Arvigo, Laura Morante, Mary Cipolla, Raffaele "Lele" Vannoli, Tatiana Farnese
location: Italia       
vtoo: 4

A Marta (Ragonese) non è bastata una laurea in filosofia a pieni voti e con bacio accademico per trovare un lavoro. Il caso la porta in un call center di Roma, dove una specie di kapò sulla quarantina (Ferilli) incalza continuamente le telefoniste perchè si procurino il maggior numero possibile di appuntamenti. La messinscena quotidiana al grido di "oggi è una splendida giornata!", con tanto di ragazze saltellanti, si stempera dietro la nauseabonda realtà dei fatti: redditi minimi e non garantiti, precariato, open space, qualità del lavoro infima, licenziamenti e le animate discussioni su "Er Gieffe" a riempire le pause durante il quarto d'ora d'aria.
Alle Parole sante di Ascanio Celestini, Paolo Virzì fa eco con un apologo sul mondo del precariato tutto sopra le righe e che vorrebbe aggiornare la tradizione della grande commedia all'italiana di Monicelli, Comencini, Scola e Risi all'attualità del primo scorcio di terzo millennio. Il brio non manca, ma le carinerie a tutti i costi, che lasciano oscillare il film tra derive musical, ammiccamenti sentimentali e persino un improvviso scorcio thriller, rendono chiaro ben altro proposito: quello di piacere a tutti. Ma il tema è troppo serio per scherzarci sopra, la dimensione sociologica è abborracciata e truffaldina, il casting somiglia sempre di più a un'agenzia di collocamento - con i soliti ignoti a ingolfare inutilmente la sceneggiatura - e le scelte stilistiche sono discutibili. Su tutte, quella di affidare alla voce di Laura Morante il compito di raccontare fuori campo, con infinita enfasi retorica, le vicende della protagonista. Che sarebbe stato come chiedere a Sandro Ciotti di entrare nel coro delle voci bianche.    

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