giovedì 1 gennaio 2015

American Sniper

anno: 2015       
regia: EASTWOOD, CLINT 
genere: guerra 
con Bradley Cooper, Kyle Gallner, Cole Konis, Ben Reed, Elise Robertson, Luke Sunshine, Troy Vincent, Brandon Salgadotelis, Keir O'Donnell, Marnette Patterson, Jason Hall, Billy Miller, Leonard Roberts, Jason Walsh, Reynaldo Gallegos, Kevin Lacz, Jake McDorman, Cory Hardrict, Eric Ladin, Sienna Miller, Brando Eaton, James Ryen, Luke Grimes, Jonathan Kowalsky, Shane Habberstad, Sammy Sheik, Kevin Ryan, Evan Gamble, Benjamin Mathes, Tim Griffin, Luis Jose Lopez, Brian Hallisay, Erik Aude, Jad Mhidi Senhaji, Navid Negahban, Fehd Benchemsi, Eric Close, Zack Duhame, Mido Hamada, Kathe Mazur, Sam Jaeger, Chance Kelly, Ryan Sadaghiani, Ayman Samman, Assaf Cohen, Fahim Fazli, Salah Salea, Hector Bucio, Aidan McGraw, Jonathan Groff, Melissa Hayden, Ferguson Reid, Mark Thomason, Pamela Denise Weaver, Amie Farrell, Quay Terry, James D. Dever, Tami Goveia, Leon Charles Farmer, Paul Meixner, Victoria Reina Sigloch, Joel Lambert, Owain Yeoman, Tony Nevada, Brett Edwards, Nick Salter, Ricky Ryba, Greg Duke, Max Charles, Jet Jurgensmeyer, Madeleine McGraw, Elizabeth Schmidt, Robert Clotworthy, Bryan Anderson, Jacob Schick, Wade White, Anthony Jennings, Vincent Selhorst-Jones  
location: Iraq, Usa
voto: 9 

La storia del "più letale cecchino della storia americana" è quella di Chris Kyle (Copper), emblema del wasp che all'indomani dell'11 settembre decise di arruolarsi con i Seals, i corpi speciali dell'esercito americano, per andare a combattere in Iraq assumendo la difesa dei suoi compagni come una missione vitale, che col tempo avrebbe adombrato persino la vita familiare. Quattro turni distanziati negli anni, oltre 1000 giorni complessivi di stazionamento in Iraq, un occhio posato su qualsiasi genere di orrore (intollerabile la vista del ragazzino torturato a colpi di trapano) e l'altro perennemente incollato al mirino di un fucile ad altissima precisione, destinato a uccidere quasi duecento nemici.
Si scrive "regia di Clint Eastwood" e si legge ormai quasi automaticamente "capolavoro". Il più grande regista vivente - e forse, lasciatemi esagerare, il più grande regista di tutti i tempi - a 84 anni continua a sfornare opere preziose, capaci di raccontare l'America come nessun altro. Ancora una volta troviamo i topoi classici del suo cinema: l'individuo come perno del racconto, lo scontro tra maschi, il patriottismo, la riflessione morale e civile sull'America, sulle sue contraddizioni, sulla mitografia di una nazione che ha rotto il patto originario con i suoi padri, lo stile classico e sobrio (mai come stavolta eccezionalmente dinamico e pulsante, con una tensione senza sosta dalla prima all'ultima scena). Tutto a servizio di un'epica dell'eroismo capace di mettere in mostra le luci (apparenti) e le tante ombre di un personaggio realmente vissuto e visto in patria come un eroe (lo chiamavano "la leggenda"), un fanatico del proiettile, vagamente paranoico, indottrinato prima dal padre a suon di Bibbia, patria e famiglia e poi dai più alti in grado con uno stile nel quale è riconoscibile l'addestramento dei soldati americani in vista della guerra in Vietnam del Kubrick di Full metal jacket.    

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