domenica 16 febbraio 2014

Walt Disney e l'Italia. Una storia d'amore

anno: 2014   
regia: SPAGNOLI, MARCO 
genere: documentario 
con Serena Autieri (voce), Vincenzo Mollica (narrazione), Giacomo Scarpelli, Enzo D'Alò, Fabio Licari, Riccardo Scamarcio, Fabiana Giacomotti, Massimo Caviglia, Giovanni Muciaccia, Bruno Bozzetto, Fausto Brizzi, Pasquale Petrolo "Lillo", Claudio Gregori "Greg", Oscar Cosulich, Virna Lisi, Attilio Bertolucci, Marco Giallini, Romano Scarpa, Silvia Ziche, Giorgio Cavazzano, Federico Fellini, Elio Fiorucci, Fabio De Luigi, Ettore Della Giovanna Umberto Eco, Gianni Rodari, Luca Ward, Roy De Leonardis, Enrico Brignano, Carlo Mazzarella, Edoardo Bennato, Michaela Ramazzotti, Carl Barks 
location: Italia
voto: 6

Walt Disney, i suoi fumetti e i suoi cartoni animati sono notissimi in tutto il mondo, al punto che la parola Disney è ormai diventata un marchio a tutti gli effetti. Per l'Italia, tuttavia, Walt Disney fu qualcosa di più: vuoi per la strada tutta nostra che i personaggi di Topolino, la rivista a fumetti, imboccarono (basti pensare a Paperinik, una sintesi tra Paperino e Diabolik), vuoi perché le matite nostrane si segnalarono tra le più originali e capaci nel mettere su carta l'inventiva dei fumettisti americani. E se si pensa che una notissima automobile, la Topolino, prese il nome proprio del più noto personaggio disneyano, ecco allora che il cerchio si chiude.
L'intreccio amoroso tra il mondo di Disney e l'Italia viene raccontato con toni agiografici dai cartonisti di casa nostra (Enzo D'Alò e Bruno Bozzetto), fumettisti (Massimo Caviglia e Greg) e gente del cinema che ha amato le creature disneyane, da Riccardo Scamarcio a Fausto Brizzi. Non mancano gli aneddoti, dall'ispirazione che il personaggio di zio Paperone trasse dallo Scrudge di Dickens all'affermazione dell'impero con Disneyland (nel 1955), passando per le relazioni tra uso narrativo degli animali nel fumetto e in Esopo e la sopravvivenza di Topolino al fascismo quando il protezionismo culturale del Duce mise all'indice molti prodotti di origine straniera. La regia non fa nulla per oltrepassare la cornice televisiva del documentario, la voce ansimante, ansiogena e perennemente sopra le righe di Vincenzo Mollica non aiuta e se si può chiudere un occhio sul fatto che nessuno faccia riferimento al collaborazionismo di Disney durante il maccartismo, è meno ovvio che non si levi una sola voce a fare luce sul profondo conservatorismo delle storie e dei personaggi disneyani.    

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