mercoledì 28 agosto 2013

Ai confini del paradiso (Auf der anderen Seite)

anno: 2007   
regia: AKIN, FATIH
genere: drammatico
con Nurgül Yesilçay, Baki Davrak, Tuncel Kurtiz, Hanna Schygulla, Patrycia Ziolkowska, Nursel Köse, Yelda Reynaud, Lars Rudolph, Andreas Thiel
location: Germania, Turchia
voto: 8

Ci sono voluti quasi sei anni prima che mi decidessi a vedere questo dvd che avevo in casa. Colpa del titolo (ma anche quello della distribuzione internazionale è pessimo: The edge of heaven, mentre l'originale, Auf der anderen Seite, sta per "Dall'altra parte"), incerto tra un riferimento alla metempsicosi e l'attimo che precede l'orgasmo. Non sapendo dunque se avrei visto un film erotico o un film che avrebbe scimmiottato Il settimo sigillo, ho dovuto rispolverare una vecchia recensione per convincermi a metterlo nel lettore. E da lì la sorpresa. Grandissima. Con una struttura ad anello, grazie alla quale la trama della storia viene riannodata pezzo per pezzo nei tre episodi che compongono l'intreccio, il film del 33enne turco Fatih Akin (specialista del multiculturalismo e autore dei riusciti La sposa turca e Soul kitchen) è un'opera sulla nemesi, riuscita come poche altre. A Berna, per avere compagnia e farle cambiare vita, l'anziano Ali (Kurtiz) si porta in casa una prostituta di mezza età (Köse). In un impeto di violenza la uccide. Il figlio di Alì (Davrak) si mette alla ricerca della figlia della donna (Yesilçay), lasciando il lavoro e trasferendosi in Turchia, sua terra di origine. La ragazza che cerca è un'insurrezionista braccata dal regime turco, che ingaggia una relazione con una studentessa che fa di tutto per aiutarla (Ziolkowska). Le cose cambiano quando la madre della studentessa (Hanna Schygulla, l'attrice feticcio di Fassbinder) ha un diverbio con la clandestina. Non diremo di più, perché il plot sorprende minuto dopo minuto, fino ad arrivare a un finale spiazzante, lontanissimo dalle attese dello spettatore. Con un perfetto gioco di simmetrie (emblematico il passaggio delle due bare dalla Germania alla Turchia e viceversa), una sceneggiatura a orologeria (giustamente premiata con il massimo alloro al 60esimo festival di Cannes) e anche grazie a una protagonista dal fascino conturbante (Nurgül Yesilçay), Akin firma un lavoro per nulla consolatorio e di fortissimo impatto, sulla condizione di apolide innescata dai padri e ricaduta sui figli.    

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