sabato 11 agosto 2012

Polisse

anno: 2012       
regia: LE BESCO, MAIWEEN  
genere: poliziesco  
con Karin Viard, Joey Starr, Marina Foïs, Nicolas Duvauchelle, Maïwenn, Karole Rocher, Emmanuelle Bercot, Frédéric Pierrot, Arnaud Henriet, Naidra Ayadi, Jérémie Elkaïm, Riccardo Scamarcio, Sandrine Kiberlain, Wladimir Yordanoff, Louis-Do de Lencquesaing, Carole Franck, Marcial Di Fonzo Bo, Riton Liebman, Laurent Bateau, Anne Suarez, Anthony Delon, Alain Attal, Maëva Pasquali, Bine Sarambounou, Audrey Lamy, Sophie Cattani, Laurence Arrouy, Aurélie Braconnier, Nathalie Boutefeu, Chrystel Charpentier, Alexandre Carrière, Caroline Attal, François Kraus, Lilou Fogli, Orazio Massaro, Virgil Vernier, Hervé Temime, Albert Igual, Sébastien Farran, Winston Ong, Emmanuel Gayet, Valérie de Monza, Michel Chesneau, Olivier Breton, Jamel Barbouche, Patrick Le Besco, Abdelkader Belkhodja, Amina Annabi, Lou Doillon, Julien Landais, Eric Dupuis, Rabah Loucif, Jérôme Perrot, Arabelle Savu, Jean Fornerod, Arben Bajraktaraj, Alice de Lencquesaing, Malonn Lévana, Gaye Sarambounou, Joseph Créhange, Violante Stillacci, Fiamma Stillacci, Luna Turcat, Carla Guffroy, Manon Tournier, Marguerite Machuel, Simone Machuel, Lisa Guibet, Elise Amblard, Denisa Nita, Maïlys Amrous, Nina Rodriguez, Nathan Mamberti, Wendy Nieto, Louis Dussol, Eden Mandereau, Chloé Vaello  
location: Francia
voto: 6

La smania di impressionare a colpi di originalità la si percepisce già dalla firma in calce al film: quel "Maïwenn" (senza il cognome Le Besco) che tanto si addiceva alle rockstar degli anni sessanta. Questa artista poliedrica (è attrice e sceneggiatrice prima ancora che regista), dopo un paio di lungometraggi distribuiti in maniera quasi carbonara soltanto in Francia, entra a gamba tesa nel mondo del cinema con un film che rovista nel quotidiano di una sezione di polizia parigina specificamente dedicata ai minori: si parla di pedofilia, stupri, prostituzione, ma si diventa spettatori anche del retroscena di questi poliziotti, tra mancanza cronica di fondi, amori difficili e famiglie in equilibrio precario. Il tutto viene condotto con uno stile volutamente frammentario, quasi a voler cogliere nel suo insieme una serie di istantanee proprio alla maniera della fotoreporter (la stessa Maïwenn) che sta lì per documentare il lavoro di questi poliziotti. Ne esce un film che sembra il singolo episodio di una serie tv, sghembo, in cui la parte di mockumentary prevale su quella di finzione, con direzione approssimativa degli attori, finale forzatamente ad effetto, ma anche col grande merito di riuscire a toccare a tutto tondo un tema difficile come quello della pedofilia, mostrandone non solo gli aspetti più aberranti, ma anche quelli più incredibilmente ingenui, come nei resoconti lasciati dalla madre che masturba tutte le sere il figlio per farlo addormentare o del bambino molestato dal suo insegnante di ginnastica, che però gli dà la sensazione di volergli un gran bene.
Premio della giuria al 64. festival di Cannes (2011).    

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