domenica 8 giugno 2014

Rimet - L'incredibile storia della Coppa del Mondo

anno: 2010   
regia: GARZELLA, LORENZO * MACELLONI, FILIPPO * MENEGHETTI, CESAR AUGUSTO  
genere: documentario  
con Gary Lineker, Carlos Alberto Torres, Joao Havelange, Darwin Pastorin, Jorge Valdano, Sergio Xavier, Alberto Cerruti, Marthin Atherton, Pierre Lanfranchi, Kevin Moore, Wilson Aquino, Roan Johnson, Mauro Betting  
location: Argentina, Brasile, Italia, Regno Unito, Spagna, Svizzera, Uruguay
voto: 7

La coppa Rimet non esiste più. Per due ragioni: perché Jules Rimet, il patron della FIFA che lanciò il trofeo a livello mondiale nel 1930 (quando ancora ci si doveva spostare in nave e dall'Europa partirono soltanto Francia, Belgio, Jugolavia e Romania) decise che la squadra che l'avesse conquistata per 3 volte si sarebbe tenuta quella coppa di oltre 2 chili di oro per sempre. Ma anche perché la coppa fisicamente non c'è più: è stata fusa. Il documentario di Garzella, Macelloni e Meneghetti - i primi due già autori de Il Mundial Dimenticato, il terzo del documentario Sogni di cuoio - racconta in parallelo la storia dell'oggetto coppa (fu forgiata dall'orafo francese LaFleur) e della competizione ad essa legata, soffermandosi sulle rocambolesche avventure che la riguardarono: il tentativo di furto compiuto in Italia dai nazisti, quando l'oro serviva a sovvenzionare gli eserciti, poi sventato; il nuovo furto compiuto in Inghilterra nel 1966, alla vigilia dei mondiali che avrebbe poi vinto (rubato?) la squadra di casa, quando il ritrovamento portò alla celebrità un cane, e infine il furto avvenuto in Brasile nel 1983, quando ormai la coppa campeggiava stabilmente nella teca verdeoro dai mondiali del 1970. Trafugata da un trio di rubagalline, la coppa dovette arrivare a un ricettatore argentino (il massimo dell'antagonismo dal punto della competizione calcistica), giacché a tutti quelli brasiliani la cosa sembrò un sacrilegio. Attraverso moltissime testimonianze, filmati di repertorio e un montaggio accattivante, la regia ricostruisce quella che, alla lunga, si rivelò come una maledizione: tutti i personaggi legati al furto della coppa finirono male o malissimo. Compreso il cane, impiccato dal suo stesso guinzaglio.    

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