mercoledì 23 marzo 2011

Lilya 4-Ever

anno: 2002       
regia: MOODYSSON, LUKAS
genere: drammatico
con Oksana Akinshina, Artyom Bogucharsky, Lyubov Agapova, Liliya Shinkaryova, Elina Benenson, Pavel Ponomaryov, Tomasz Neuman, Anastasiya Bedredinova, Tõnu Kark, Nikolai Bentsler, Aleksander Dorosjkevitch, Yevgeni Gurov, Aleksandr Sokolenko, Margo Kostelina, Veronika Kovtun, Jelena Jakovlena, Tamara Solodnikova, Nikolai Kutt, Oleg Rogatchov, Aleksander Okunev, Herardo Contreras, Madis Kalmet, Bo Christer Hjelte, Sten Erici, Hermie Acereda, Gert Bondesson, Anders Brinning, Johan Edlund, Henryk Gwiazada, Rickard Mattila, Michael Merikan, Jeff Norman, Truls Rosén, Jacob Ryer, Farhad Sina, Johan Åkerblom, Jaanika, Olga, Otto Andersson, Virko Annus, Ljljana Culev, Lidija Cvitanovic, Maria Karlsson Thörnqvist, Kajsa Lundberg, Lars-Gunnar Mostrom, Rein Nettan, Åsa Olsson, Jay B. Yarnel,
location: Russia, Svezia       
voto: 3

Abbandonata dalla madre che se n'è andata con il suo compagno in America, la 16enne russa Lilya (Akinshina) coltiva il sogno di raggiungerla. Ma le va tutto storto: viene buttata fuori di casa, alcuni ragazzi approfittano brutalmente di lei e quando ne conosce uno che sembra a posto e che le promette una vita da sogno, non sa che sta per cadere nel più atroce degli inganni. L'uomo, infatti, la avvia alla prostituzione coatta. Per completare il quadro, il suo unico amico, che non regge la delusione per la partenza di Lilya, si suicida.
Dopo gli apprezzabili Fucking Amal e Together, lo sguardo lucido di Lukas Moodysson si stempera in un film che è un ricettacolo di sciagure d'ogni genere, un concentrato di aberrazioni umane a fronte delle quali la giovane Lilya non riesce che a opporre la sua ingenuità inerte. Se sul piano dei contenuti il film si lascerebbe apprezzare per gli intenti di denuncia (la dedica finale - rivolta a tutti i bambini sfruttati - chiosa espressamente le intenzioni del regista), sul piano del linguaggio cinematografico e su quello narrativo Lilya 4-ever dice davvero pochissimo, ricorrendo a molta macchina a spalla, ambientazioni scarne e scantonamenti onirici.    

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