lunedì 28 marzo 2011

Michele Serra - Al cuore della satira


(da Il mucchio selvaggio, aprile 2011: un'intervista di Simone Mercurio a Michele Serra che non è nulla di eccezionale ma che è comunque un tributo a questo grande giornalista)

Era il 1975 - “Ero studente, volevo guadagnare qualche lira” commenta - quando entra a “L’Unità”: in breve tempo Serra diventa prima inviato, poi corsivista e commentatore del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Giornalista, scrittore, autore televisivo ma anche, come si autodefinisce ironicamente, “vecchia gloria della satira politica in Italia”, Serra è oggi uno dei commentatori politici più caustici e seguiti nel giornalismo italiano. Un reale punto di riferimento per molti lettori-elettori, ma anche un osservato speciale dai politici che leggono con attenzione le sue riflessioni spesso sferzanti, nonché cartina tornasole della base del (disincantato) popolo della Sinistra. “Ho avuto molta fortuna! - si schermisce Serra - Mi piaceva scrivere, sognavo di farlo per lavoro, ma il mio ingresso nella redazione di un giornale è stato pressoché casuale”. Nel 1989, direttore Massimo D’Alema, Serra fonda e dirige l’inserto satirico “Cuore”, glorioso e inarrivabile “settimanale di Resistenza Umana”, come recitava la testata già nel sottotitolo. Il “Cuore” di Serra (col quale collabora il gotha della satira italiana da Gino & Michele a Paolo Hendel, da Vauro a Vincino, fino a Ellekappa e Altan…) cavalca a modo suo gli anni di Tangentopoli e la “discesa in campo” di Silvio Berlusconi nel 1994. Anno in cui lo stesso Serra abbandona la direzione del settimanale, che “resiste” altri due anni fino alla sua chiusura definitiva. Dal 1997 il giornalista approda a “La Repubblica” e dunque al Gruppo Espresso dove, tra l’altro, cura la seguitissima rubrica “L’Amaca”. Ha pubblicato numerosi libri, soprattutto per Feltrinelli, come Il ragazzo mucca, Il nuovo che avanza, e alcune raccolte di articoli (Tutti al mare, Che tempo fa e Tutti i santi giorni). Come autore, ha scritto testi teatrali per Antonio Albanese, Luca De Filippo, Beppe Grillo, Claudio Bisio, Milva, Davide Riondino e Andrea Brambilla. In televisione ha lavorato con Adriano Celentano, Antonio Albanese, Gianni Morandi, Luciana Littizzetto e molti altri artisti. Da oltre quattro anni è co-autore della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”.
Dai tempi di “Cuore” e “Il Male”, a parte qualche eccezione come “Il Misfatto” e “Il Vernacoliere”, in Italia non esiste più una stampa satirica. Lei pensa che quel tipo di pubblicazione potrebbe funzionare ancora oggi, o non c’è davvero più niente da ridere in questo Paese? Il personaggio Cetto Laqualunque di Antonio Albanese, di cui lei è co-autore, è un esempio lampante di come ormai la più perversa fantasia satirica risulta superata…
La televisione ha assorbito molte delle energie e del talento che una volta restavano confinate nei giornali satirici. La satira c’è ancora, ma è disseminata un po’ ovunque. Anche in Rete, dove siti come Spinoza.it fanno un ottimo lavoro. Certo, un giornale di satira nuovo e forte avrebbe il suo spazio, a patto che segnasse un cambiamento di linguaggio, uno “scarto logico” in grado di spiazzare. Tocca ai giovani. Noi vecchie glorie possiamo garantire un decente livello, ma non siamo in grado di incarnare, per ovvie ragioni di anagrafe, lo sguardo mutato, e mutante, dei nostri figli. La satira dei padri ha fatto il suo tempo. Eppure ci sarebbe un grande bisogno di un nuovo “Cuore” in questo periodo.
Potrebbe rifondarlo...
No, per carità! Ho lavorato come una bestia, dai vent’anni a oggi. Ho 56 anni e vorrei passare il resto della mia vita anche a leggere, non solo a scrivere. Tra teatro, televisione, giornali, libri, ho già scritto anche troppo. Aspetto di trovare in edicola o in Rete, prima o dopo, qualcosa che non conosco, che mi sorprende, mi coglie impreparato. E non posso certo essere io a sorprendere me stesso...
La sua rubrica “L’Amaca” su “la Repubblica” è un appuntamento quotidiano per molti: la ispira di più la rabbia o l’indignazione?
L’indignazione, da sola, non basta, mi creda. Da sola non produce satira, di solito produce retorica. L’ingrediente decisivo è il senso del ridicolo, che è parente stretto del senso della misura. Non so parlare per conto di altri, ma per quanto mi riguarda faccio satira perché cerco, e non trovo, una misura e dunque uno stile nei comportamenti umani e nella vita sociale. Di tutti, non solo dei potenti. In democrazia, ogni popolo ha i capi che si merita. Benigni, Rossi, Celentano, i Guzzanti, Grillo, Luttazzi, Albanese, Cornacchione: una definizione per ognuno. Benigni è un padre della patria. Un classico in vita. Paolino Rossi: libero come pochi al mondo. Celentano: un magnifico naïf, mi piace per la sua totale assenza di calcolo quando apre la bocca. Corrado Guzzanti: genio e pigrizia. Sabina Guzzanti: genio e rabbia. Grillo: ormai fa un altro mestiere. Luttazzi: eccellente traduttore dall’americano, e lo dico senza malizia: il suo Woody Allen (Bompiani, Ndr) è un capolavoro. Albanese non vale, lavoro con lui da una vita e parlare bene di lui sarebbe come parlare bene di me stesso. Cornacchione fa ridere anche quando tace, come i guitti antichi.
Ascolta la radio? La satira in radio Rai è molto presente: “Il Ruggito del Coniglio”, “Un Giorno da pecora” su Radio 2. Anche se con tutta probabilità quando questa intervista uscirà una trasmissione satirica cult di Radio Uno come “Ho perso il Trend” con Ernesto Bassignano (grande amico de Il Mucchio) ed Ezio Luzzi sarà già chiusa dopo undici anni di dirette...
Ascolto molto la radio, anche perché sto molte ore in automobile e la radio è una compagnia preziosa. Spero proprio che Bassignano e Luzzi non chiudano perché la loro trasmissione è un formidabile mix di humour plebeo (romano) e acume politico. Ma Radio Rai è in pieno declino, le trasmissioni epurate o sospese sono tante, soprattutto quelle che puzzano di cultura e di irrequietezza politica. I nuovi ingressi di Radio Rai sono Pupo e Simona Ventura. Hai detto tutto.
Se potesse e ne avesse la libertà, che tipo di programma televisivo di satira farebbe e con chi?
Rifarei un varietà in smoking, quasi in bianco e nero, elegante come “Studio Uno”, senza parolacce, feroce nei contenuti ma “borghese” nella forma. Non sopporto più le urla, i culi, il conformismo caciarone, l’ignoranza ostentata dei concorrenti dei reality. L’ignoranza è una colpa, i poveri di una volta lo sapevano e cercavano di emendarsene, i poveri di adesso la rivendicano. Non sanno di star rivendicando la loro servitù. Le “olgettine” sono cameriere sessuali che si credono emancipate e più in gamba delle operaie perché hanno una borsetta firmata. Ma le operaie sono cento volte più libere di loro. E più sexy, per quanto mi riguarda.
Se glielo proponesse Mediaset, dandole la massima libertà, accetterebbe?
No.
Gaber diceva: “Non temo tanto Berlusconi in sé, quanto il Berlusconi in me”… Pensando al cupo finale de Il Caimano di Moretti, il Cavaliere che paese lascia?
Il ventennio berlusconiano si lascerà alle spalle macerie sociali e umane. Quando a un paese come l’Italia levi anche quel poco di principio della responsabilità individuale che era riuscito faticosamente a costruirsi nonostante la Chiesa cattolica, lo condanni a tornare quel paese di sudditi, di vassalli, di cosche, di famiglione e famigline che è sempre stato. La Sinistra è conciata malissimo, ma nessuno dice che la Destra italiana, dal berlusconismo, esce distrutta nei suoi stessi fondamenti, che erano lo spirito di legalità e il senso del dovere. Se fossi di destra, disprezzerei Berlusconi ben più di quanto già lo disprezzo da sinistra.
Si sentono ancora uno commenti al caso Ruby del tipo “meglio un Presidente puttaniere che frocio”, magari ci vorrebbe un esamino preliminare prima di ottenere il diritto di voto?
È una battuta, quella sulla patente per votare, che si sente fare continuamente, ma è solo una battuta. La fece anche “Cuore” con un titolone di prima pagina: “Il limite della democrazia: troppi coglioni alle urne”. La realtà è che la democrazia è una costruzione faticosa, e continuamente contraddetta e ostacolata da chi non vuole pagarne i costi, e ha bisogno di un’opinione pubblica ignorante e asservita. La democrazia è una lotta ininterrotta contro l’ignoranza e la soggezione. Non ci sono altre strade. E non bisogna avere paura di dire ai nostri concittadini berlusconiani: “lo voti perché non sai chi è, perché non leggi abbastanza, non pensi abbastanza. Ripensaci. Non essere pigro. Lavora su te stesso”. Ci odierà, penserà che siamo spocchiosi e snob. Pazienza. Meglio correre il rischio di essere odiati che quello di avere taciuto.
Fini. Due anni fa parlava di “comiche finali” ma poi - come ha scritto anche lei su “L’Amaca” - “come un gatto che sente l’odore dei bruscolini, ha sentito profumo di elezioni ed è corso dal suo padrone”. Crede nella sua buona fede oggi?
Credo che voglia ridare dignità alla Destra, da uomo di destra. Non so se ci riuscirà, l’elettorato di destra ha la testa rintronata da vent’anni di propaganda. Ma glielo auguro.
Tasto dolente: Sinistra e Centrosinistra. Nel peggior momento della storia di Berlusconi, trovano sempre qualcosa per cui litigare.
Tolto Di Pietro, che considero un arruffapopoli e ha messo insieme un partito di qualità scandalosa (vedi Scilipoti), c’è bisogno di tutti. Vendola mi piace. Il suo linguaggio “alto” viene deriso da chi è rassegnato a parlare basso e vivere basso. Ma senza il PD, per ovvie ragioni, non si va da nessuna parte. Spero che si mettano d’accordo. Qualcuno definisce la Sinistra troppo salottiera e triste… La Sinistra è molto radicata nei ceti intellettuali, e in questo clima chiunque usi bene i congiuntivi viene accusato di essere “radicalchic”, snob e lontano dal popolo. Frequentare la cultura non è una colpa, frequentare i salotti nemmeno, e se lo fosse sarebbe una colpa largamente condivisa anche dalla Destra. Quanto alla tristezza, de gustibus... Non riesco a immaginare niente di più triste delle cene di Arcore, con vecchietti vanitosi che si circondano di ragazzotte prese in affitto.
Conta più nella partita politica reale la Chiesa di Don Sciortino, Don Ciotti e Zanotelli o quella di Ruini, Bagnasco e Fisichella?
Se la politica è potere, conta infinitamente di più la seconda, quella di Bagnasco. Se la politica è società, allora per fortuna credo che conti di più Don Ciotti. Quando la società tornerà a presentare i suoi conti alla politica, e non credo che manchi molto - vedi i moti degli studenti e dei precari, i movimenti antimafia, il malcontento operaio - la Chiesa di Don Ciotti sarà pronta, quella di Bagnasco non credo proprio. In generale, penso che il Paese cambierà quando la realtà riprenderà il suo primato, e il berlusconismo apparirà quello che è, un’invenzione colorata e posticcia come la televisione commerciale.
Fiat: con la Fiom o con Marchionne?
Con qualche ragionevole dubbio, perché quella partita è molto complicata, con la Fiom. Più per istinto che per ragionamento. Perché si sta con gli indiani e non con i cow-boy. Con Ettore e non con Achille.
D’Alema parla e propone tante soluzioni. Cerca di sedurre l’UDC e Fini. Pensa di escludere Vendola e Di Pietro, e in ultimo ha lanciato anche una proposta alla Lega per una megacoalizione elettorale che Giuliano Ferrara su “il Foglio” ha definito “TTB - Tutti tranne Berlusconi”. Forse il suo ex direttore a “l’Unità” dovrebbe - come dicono in tanti - chiudersi in uno stanzino e star zitto per non resuscitare mr B. per l’ennesima volta?
D’Alema è troppo intelligente per me, che sono stupido. Dice e fa cose che travalicano di parecchio la mia capacità di capire. Sogno una politica meno machiavellica, meno cinica, più leggibile dallo sguardo delle persone semplici e integre che credono fortemente che nella vita ci siano delle ragioni e ci siano dei torti. Non si tratta di essere manichei, o rozzi. Si tratta di avere rispetto per le identità individuali e sociali: la Lega, per me e per milioni di elettori di Sinistra, è un partito razzista, anti-unitario, intollerante. Assessori leghisti chiedono di far sparire libri sgraditi dalle biblioteche. Perché mai la Sinistra dovrebbe desiderare o anche solo ingoiare un’alleanza con Borghezio e Matteo Salvini?
Rai: è sempre di più lo specchio di vizi e virtù dell’Italia?
La Rai è un patrimonio di questo Paese. Al suo interno ci sono energie professionali formidabili. In questo momento è espugnata da uomini di Berlusconi e della Lega che cercano di raderla al suolo e spargere sale sulle rovine. Non hanno e non avranno vita facile, perché la Rai è di tutti e perché non è semplice riuscire a normalizzarla. Resta la vergogna, assoluta, totale, di un paese che ha permesso al proprietario di Mediaset di mettere i suoi uomini in Rai.
Obama ha perso le elezioni di midterm. Ora, a due anni dalla scadenza del suo mandato, promette: “Investimenti massicci nell’innovazione, nell’istruzione, nell’energia pulita, nelle infrastrutture, nella ricerca, e posti di lavoro per i giovani”. Ennesima lezione di politica agli scalcinati allievi italiani del PD?
Sono molti i governi, non tutti di Sinistra, che nel mezzo della crisi considerano decisivo investire nella cultura, nella ricerca, nell’istruzione pubblica. Qui da noi la cultura viene vista dai governanti come un coacervo molto sospetto di strumenti critici (dai berlusconiani) e di inutile ciarpame (la Lega, che è il primo partito al mondo, credo, a non avere intellettuali tra le sue fila). La lotta per la cultura e per l’istruzione, specie in un momento storico come questo, che tende a escludere i giovani dalla partita sociale, è secondo me il cuore della lotta politica”.
Grillo e il suo Movimento 5 stelle può essere un ostacolo al Centrosinistra se non si allea con nessuno? Che consigli ha per Grillo?
Grillo non è consigliabile. Sa già tutto lui... Per fortuna vedo che Vendola gli sta levando una buona fetta di elettorato, soprattutto tra i ragazzi. La politica è politica, non si inventano da un giorno all’altro soluzioni salvifiche. E non è che Internet sia, in sé, un sostituto integrale, e impeccabile, dei vecchi modi di entrare in relazione con gli altri. Grillo crede troppo nella Rete e troppo in se stesso.
Saviano: vede per lui un futuro politico? E per Marina Berlusconi?
Spero proprio di no, e per entrambi. Per Saviano perché gli voglio bene e credo debba fare lo scrittore. Per la signora Berlusconi perché ci sprofonderebbe ulteriormente nel ridicolo con una soluzione “dinastica” della crisi. Berlusconi non è un re e i suoi figli non sono eredi al trono.
“Il Giornale”, “Libero”… Possibile che né loro né nessuno che conta nel PDL osi pronunciare non dico una critica ma un dubbio sui comportamenti del Premier?
Esprimono le opinioni e i gusti di un blocco sociale che mette l’odio per la Sinistra in primo piano, e tutto il resto è relativo. Finché Berlusconi gli sembrerà il modo migliore per combattere la Sinistra, lo voteranno. Se no, voterebbero chiunque altro, anche Corona.
Che progetti ha in lavorazione?
Sto cercando di scrivere, con molta fatica, un libro sugli adolescenti. Non certo un saggio, non sarei in grado. Diciamo un collage di frantumi letterari e psicologici.
Ultima curiosità: ha mai conosciuto personalmente Berlusconi?
Sì, quando presentava di persona i palinsesti di Canale 5. Andavo alle sue conferenze stampa. Sorrideva a tutti, cercava di piacere a tutti. Dev’essere terribile cercare di piacere a tutti. Una vita infernale, per giunta esposta a tremende delusioni. Perché se non sei preparato a dispiacere a qualcuno, vuol dire che sei un bambino, che della vita non sai niente. E quando qualcuno ti dice “no”, diventi cattivo.

2 commenti:

  1. Grazie per "nulla di eccezionale" comunque...;) Saluti
    Simone Mercurio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Intendevo dire che per chi legge quotidianamente Serra sulla pagine di Repubblica non ci sono rivelazioni sconvolgenti.
      Saluti

      Elimina