regia: BRADY, CANDIDA
genere: documentario
con Jeremy Irons
location: Francia, Indonesia, Islanda, Libano, Regno Unito, Usa, Vietnam
voto: 8
Più di una volta ho avuto sgradevoli diverbi con amici e parenti sul tema dell'immondizia. "Sei fissato", "la differenziata non serve a nulla, tanto va tutto in discarica", "non ho spazio dove mettere il vetro e la plastica" erano le risposte più comuni che ricevevo. Dopo la visione dell'ottimo film della documentarista inglese Candida Brady ho pensato che a chi si ostina tanto ottusamente a rifiutare il proprio contributo per la salvaguardia di questo pianeta in allarmante pericolo dovrebbe essere imposta la visione di Trashed con il metodo Ludwig a cui venne sottoposto il drugo Alex di Arancia meccanica: occhi spalancati in maniera coatta e visione ripetuta a gogo.
Forse così gli appassionati dell'usa e getta, i barricaderi del consumismo spinto "tanto poi ci penserà la tecnologia" riuscirebbero a capire qualcosa. Innanzitutto, che negli ultimi 150 anni, come argomenta il film al quale Jeremy Irons si è prestato come testimonial e Virgilio nel mondo della spazzatura, i rifiuti prodotti sono completamente cambiati: prima avevamo quelli naturali, che in tempi relativamente brevi si biodegradavano. Nell'ultimo secolo e mezzo l'uomo ha prodotto una quantità ingente di metalli pesanti, sostanze radioattive, plastiche di ogni genere. La tecnologia ha cambiato le parole - da "inceneritore" a "termovalorizzatore" - ma non i fatti: le diossine che piovono sull'ambiente entrano nelle viscere degli animali che mangiamo e producono danni incalcolabili sui feti (alcune immagini di bambini con pesantissime malformazioni sono una bordata micidiale in pieno stomaco) e sulla nostra salute, aumentando esponenzialmente i rischi di tumori. Cose che molti di noi sanno, direte. Giusto. Ma a fare la differenza, però, sono i dati e le testimonianze puntualissime degli esperti chiamati in causa dalla Brady. Dati che non lasciano scampo: la plastica dei nostri oceani è ormai in quantità incomparabilmente superiore rispetto a quella del fitoplancton che si trova alla base della catena alimentare marina, con buona pace di chi, come Claude Allegre - autore di un libro seminale come Economizzare il pianeta, di cui raccomando la lettura - vedeva negli oceani dei potenziali "purificatori infiniti". Per fortuna c'è anche qualche caso virtuoso, come la città di San Francisco, che con il suo 75% di riciclaggio sta andando verso un'economia a rifiuti zero. La strada che dovremmo imboccare tutti.
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