giovedì 10 luglio 2014

Terms and conditions may apply

anno: 2013   
regia: HOBACK, CULLEN  
genere: documentario  
con Leigh Bryan, Orson Scott Card, Raymond Kurzweil, Joe Lipari, Moby, Max Schrem, Christopher Shin, Mark Zuckerberg  
location: Regno Unito, Usa
voto: 7,5

Ogni volta che sul web qualcuno vi regala qualcosa gratis (da Google e Facebook), compare una scritta: "termini e condizioni possono applicarsi". Vi siete mai domandati quali siano questi termini e queste condizioni? Al posto vostro (e mio) ci ha pensato Cullen Hoback con questo documentario imperdibile. Per cominciare, la lunghezza di quei "termini e condizioni" è pensata apposta per far desistere chi le sottoscrive dal leggerle per intero: è stato calcolato che, in base al consumo medio di prodotti informatici che richiedono quella lettura, dovremmo spendere circa un mese all'anno in quella stupida attività. Quegli stessi "termini e condizioni" ci fanno perdere mediamente 250$ all'anno: uno dei siti più pericolosi, da questo punto di vista, sembra essere Linkedin (guardate il documentario e scoprirete perché e come). Questo brillante documentario, girato tra gli Stati Uniti e l'Inghilterra, snocciola una per una le questioni delicatissime che si riassumono in una sola frase: la morte della privacy e la violazione dei nostri diritti di cittadini. Se il Patriot Act voluto da Bush all'indomani dell'11 settembre ha legittimato l'intrusione del Governo con forme ai limiti della paranoia (imperdibili un paio di testimonianze a dir poco kafkiane), rimane del tutto ingiusitificabile il fatto che i Governi di mezzo mondo abbiano continuato ad avallare sistemi degni della Stasi, salvo poi crocifiggere Assange per aver riservato loro il trattamento che di norma investe soltanto i cittadini comuni (anche qui, un aneddoto grottesco: il capo dell'FBI spiato dalla CIA!). L'amministrazione Obama ha passato un brutto quarto d'ora (non di più: tanto poi la gente dimentica) quando si seppe la notizia che tutte le telefonate e i messaggi degli americani erano sotto controllo, in barba ai contratti stipulati con i gestori telefonici. D'altronde, è di questi giorni la notizia che ci si spia allegramente anche tra alleati, come ha dovuto constatare a sue spese la signora Merkel.
La rassegna è ampissima: gli Iphone che hanno pre-installato un programma che monitora tutta l'attività dell'utente; i cookies utilizzati in maniera diabolica; le multe comminate sulla base dei dati che i gestori dei sistemi GPS vendono alle amministrazioni locali, che in questo modo possono sapere a quale velocità media viaggiano gli automobilisti; l'amicizia tra quell'essere abominevole di Zuckerberg e il capo dell'FBI; i lobbisti di Google e Facebook che si guardano bene dal possedere un account personale perché ne conoscono tutti i rischi.
Montato con grande intelligenza espositiva, il film trova nei casi delle persone comuni uno dei suoi tanti punti di forza, mostrando che, come avvertiva Foucault già molto tempo fa, abbiamo lasciato la società della disciplina per saltare a piè pari in quella del controllo.    

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