domenica 14 ottobre 2012

Un sapore di ruggine e ossa (De Rouille Et D'os)

anno: 2012       
regia: AUDIARD, JACQUES
genere: drammatico
con Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure, Céline Sallette, Corinne Masiero, Bouli Lanners, Jean-Michel Correia, Mourad Frarema, Yannick Choirat, Fred Menut, Duncan Versteegh, Katia Chaperon, Catherine Fa, Andès Lopez Jabois, Océane Cartia, Françoise Michaud, Irina Coito, David Billaud, Fabien L'Allain, Fabien Baïardi, Laetitia Malbranque, Soulyane Rajraji, Pascal Rozand, Hedi Touihri, Nathalie Millar, Anne-Marie Tomat
location: Francia
voto: 5,5

Un grave handicap fisico a seguito di un incidente, un padre disadattato con un figlioletto al seguito, i combattimenti clandestini, una donna che si improvvisa bookmaker per le scazzottate tra maschi, l'amore a gettone, i diritti dei lavoratori, l'orca assassina, un secondo gravissimo incidente con tanto di coma: è come se il regista Jacques Audiard avesse centrifugato in un solo film tutti i racconti di Craig Davidson, da cui è tratto questo lungometraggio, pur di sortire l'effetto commozione. Eppure, non sono bastati tutti questi ingredienti per far sgorgare una sola lacrima dallo spettatore opportunamente equipaggiato di fazzoletti dopo lo sbandieramento di trailer e stampa. Un sapore di ruggine e ossa, titolo poetico, indubbiamente indovinato e ammiccante tanto quanto il film che rappresenta, è un'opera tutta di testa, l'incontro tra due solitudini come già era stato per alcune opere precedenti del regista (Il profeta, Sulle mie labbra).
Stephanie (una Cotillard di abbacinante bellezza) è un'addestratrice di orche che in un incidente ci lascia entrambe le gambe; Ali (Schoenaerts) è un padre sbandato e corpulento che sbarca il lunario tra lavori di security e scommesse clandestine per incontri a pugni nudi. I due si troveranno e solidarizzeranno dopo un calvario che passa attraverso esperienze molto diverse.
È innegabile il talento visivo di Audriard, così come non si può eccepire nulla sulla sua direzione degli attori. Ma la ridda di temi sul campo gli fa sfuggire la materia filmica di mano, il racconto ha degli smottamenti pretestuosi e il fazzoletto rimane rigorosamente asciutto. Chi ha già assistito ai ridicoli eccessi di Biutiful può astenersi.    

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