mercoledì 10 ottobre 2012

Padroni di casa

anno: 2012       
regia: GABBRIELLINI, EDOARDO
genere: drammatico
con Valerio Mastandrea, Elio Germano, Gianni Morandi, Valeria Bruni Tedeschi, Francesca Rabbi, Mauro Marchese, Lorenzo Rivola, Alina Gulyalyeva, Giovanni Piccinini
location: Italia
voto: 7

Si apre e si chiude con due testimonianze fortuite - la prima vera, la seconda falsa - l'opera numero due di Edoardo Gabbriellini, giovane attore-regista noto al grande pubblico più per aver interpretato la parte del protagonista in Ovosodo di Virzì che non per il trascurabile film d'esordio, B.B. e il cormorano.
I padroni di casa qui sono i montanari dell'Appennino tosco-emiliano, gente schiva e sospettosa, che non vede di buon occhio l'arrivo in paese di due fratelli carpentieri romani, uno istituzionalista (Germano), l'altro più creativo e problematico (Mastandrea). I due sono in trasferta per piastrellare la terrazza di un divo della canzone uscito di scena da un decennio (Morandi, tornato al cinema in gran forma dopo un'assenza durata ben 42 anni) per assistere la moglie in carrozzina ortopedica (Bruni Tedeschi, che finalmente ottiene una parte consona alla sua vocazione da soprammobile, senza avere neppure una battuta). Il cantante sta progettando il rientro e mentre il lavoro procede tra intoppi e incomprensioni, per i due forestieri la vita si complica fino a un tragico finale.
Autore anche del soggetto, Gabbriellini compie un balzo in avanti rispetto alla sua acerba opera precedente, con una sorta di western rurale che esplora il leghista nascosto che è in noi. La doppia coppia (fratelli e coniugi) è ben disegnata, qualche ellisse narrativa apre varchi interpretativi sulle possibili ragioni del rapporto contraddittorio che il cantante ha con la moglie ma aiuta anche a generare squarci di forte tensione e la sfera antropologica, dominata - a partire dalla metafora del lupo che campeggia anche sulla locandina promozionale - da una lettura hobbesiana dei rapporti tra individui, è costruita con sagace verismo. A Padroni di casa, però, manca un tocco di originalità: siamo tra Il vento fa il suo giro e Cane di paglia, con un finale che forse punta troppo sul colpo ad effetto e al quale nemmeno Mastandrea, co-autore del copione e che come interprete sfondera l'ennesima prova magistrale, sembra credere fino in fondo.    

2 commenti:

  1. Bello il commento sulla Bruni Tedeschi, che condivido.

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  2. Ha ha la Bruni Tedeschi... ;-) D’accordo!

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