mercoledì 27 agosto 2014

Room 237. Un'analisi di Shining in 9 parti

anno: 2012   
regia: ASCHER, RODNEY  
genere: documentario  
con Bill Blakemore, Geoffrey Cocks, Juli Kearns, John Fell Ryan, Jay Weidner  
location: Regno Unito
voto: 7  

Ricordo che una volta vidi una mostra sulle illusioni della matematica (magnifica: ma erano tempi in cui noi romani avevamo Nicolini come assessore alla cultura..) nella quale, tra le altre cose, si prendeva in considerazione l'ipotesi che gli antichi egizi avessero conoscenze di astronomia e di fisica ben più complesse di quanto ci era stato raccontato dagli storici fino a quel momento. Per dimostrarlo, si cercavano le relazioni tra le proporzioni delle piramidi e le distanze siderali. Uno dei divulgatori della mostra portò come controprova un video nel quale veniva ripreso il chiosco di giornali sotto casa sua, mostrando che - analizzandone le proporzioni - si sarebbe potuti giungere alle medesime conclusioni.
Questa premessa per dire che Room 237, analisi del film Shining di Stanley Kubrick, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, compie più o meno lo stesso, spericolato percorso analitico: raccoglie varie tesi sui significati di Shining e cerca di dimostrarle. Sono tutte tesi accattivanti e suscita meraviglia la pertinacia con cui alcuni studiosi o semplici appassionati di cinema si sono cimentati nello scovare tanti significati reconditi. Le ipotesi? Shining è un film che parla dell'eccidio dei nativi americani. Anzi, no: parla dell'Olocausto. Altrimenti cosa ci starebbero a fare i simboli delle aquile o il numero 42 (l'anno nel quale Hitler decise la "soluzione finale") che ricorre a tutto andare? Qualcun altro azzarda che si tratti invece di un film che invia messaggi subliminali sulla sessualità (certo che di cose strane ce ne sono: dalla tv accesa ma senza cavo alle sedie che spariscono tra un taglio di montaggio e l'altro). Che si tratti invece di un tentativo di costruire delle mappe dell'inconscio? O di un'opera sul significato mitologico del Minotauro? O, ancora, del tentativo di Kubrick di farci sapere che è stato proprio lui a dirigere il set sul quale è stato sumulato l'allunaggio del 1969? Altrimenti perché mostrare la maglietta dell'Apollo 11 (l'astronave che portò i primi uomini sulla luna) e la stanza 237, con un numero che è esattamente un millesimo della distanza in miglia tra la terra e la luna? Tutte ipotesi affascinanti capaci di rendere il documentario una sorta di thriller enigmistico con enorme dispiegamento di fantasia per appassionanti di psicanalisi, cabala e occultismo. Una sola avvertenza, che leggerete all'inizio del film: Kubrick non ha mai avallato queste ipotesi e la fondazione Kubrick ne ha risolutamente preso le distanze. Ma quanto a fantasia: chapeau!     

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