regia: BRESSON, ROBERT
genere: mitologico
con Luc Simon, Laura Duke Condominas, Humbert Dalsan, Vladimir Antolek-Olesek, Patrick Bernard, Arthur Demont-Alembert, Joseph Patrick Le Quindre, Charles Balsan, Christian Schlumberger, Jean-Pan Leperlier, Guy De Bernis, Philippe Chleo, Jean-Marie Becar, Antoine Rabaud, Marie-Luoise Buffet, Marie-Gabrielle Cartron, Tullio attan Cristiana, Alfredo Gallo
location: Francia
voto: 2
Come dare torto a Morando Morandini quando scrive che rispetto a Bresson "Antonioni sembra un regista commerciale" dopo aver visto Lancillotto e Ginevra, il più costoso e ambizioso film del regista francese? Peccato che lo stesso Morandini si soffermi sull'ascetismo stilistico del cineasta d'oltralpe, esaltandolo. Più prosaicamente e fantozzianamente, Lancelot du Lac è una boiata pazzesca. La storia è quella epica e arcinota del crociato Lancillotto (Simon) che, tornato a mani vuote e con una contabilità gravemente in rosso di perdite umane dalla ricerca del santo Graal, si inimica re Artù (Dalsan) amandone la sposa Ginevra (Duke Condominas). È la via più rapida per trovarsi contro i lacché del regnante, che Lancillotto è costretto a sfidare il duello. A Hollywood ne avrebbero fatto un film in 3d. Bresson invece predilige l'immobilità della macchina da presa, la recitazione straniata e monocorde (un ragazzino di scuola media costretto a recitare "Pianto antico" di Carducci modulerebbe la voce in maniera più professionale), i dialoghi di una pomposità degna di Carmelo Bene. Cinema letargico, inerte, malmostoso, laconico, roba da accogliere il calpestio degli zoccoli e lo sferragliare delle armature come un'inaspettata scarica adrenalinica.
Dialoghi pomposi??? Ma sei sicuro di aver visto proprio questo film? Bresson ha impostato l'opera su un ascetismo e una scarnificazione antispettacolare che sono l'esatto opposto della pomposità. Non mi disturba il parere negativo, però prima di scrivere certe cose forse bisognerebbe pensarci un pò di più...
RispondiElimina