sabato 13 gennaio 2018

Tutti i soldi del mondo (All the Money in the World)


anno: 2017       
regia: SCOTT, RIDLEY
genere: drammatico
con Michelle Williams, Christopher Plummer, Mark Wahlberg, Charlie Plummer, Romain Duris, Timothy Hutton, Marco Leonardi, Giuseppe Bonifati, Giulio Base, Andrea Piedimonte, Andrew Buchan, Maurizio Lombardi, Guglielmo Favilla, Nicolas Vaporidis, Francesca Inaudi, Olivia Grant, Charlie Shotwell, Ghassan Massoud, Bakar Qabbani, Roy McCrerey, Charlotte Beckett, Rainer Sellien, Giampiero Judica    
location: Arabia Saudita, Italia, Marocco, Regno Unito, Usa
voto: 5

Fu una storia terribile e, al tempo stesso, avvincente, quella che nel 1973 - l'anno della guerra dello Yom Kippur che determinò l'austerity petrolifera in gran parte dell'Occidente - coinvolse uno degli uomini più ricchi del pianeta, Paul Getty (Christopher Plummer). Una storia che, sulla carta, avrebbe potuto essere oggetto di un film potente, coinvolgente, tanto più se a dirigerlo ci metti un maestro indiscusso come Ridley Scott. E invece i fatti sono andati ben diversamente, a cominciare dalla necessità di rimpiazzare Kevin Spacey, chiamato a interpretare il vecchio plutarca prima che scoppiasse il bubbone mediatico delle molestie sessuali, con Christopher Plummer, decisamente più consono al ruolo. Non bastasse questo, si ha l'impressione che gran parte del budget se ne sia andato per le sontuose scenografie e le ricostruzioni d'epoca - in grandissima parte ambientate a Roma - dimenticandosi della sceneggiatura. Ecco allora che Tutti i soldi del mondo anziché aggiungersi a capolavori come Il gladiatore, Thelma & Louise, Robin Hood e The martian (uno solo dei quali non è un film "in costume"), va a ispessire le file dei più clamorosi passi falsi del regista britannico (Chi protegge il testimone, Nessuna verità, Le crociate). Tra brigatisti rossi ridotti a macchiette capaci solo di produrre slogan un tanto al chilo, scene di massa girate in maniera dilettantistica, caricature della 'ndrangheta calabrese e delle puttane romane, tutto sembra tradire un copione scritto con grande sciatteria, con più di un buco di sceneggiatura e scarsissima attenzione ai personaggi di secondo piano. È davvero un peccato perché la storia di Paul Getty III (Charlie Plummer), diciottenne rapito nel luglio 1983 a Roma, tenuto segregato in Aspromonte e poi ceduto a chi nel rapimento vedeva l'occasione di grandi profitti (Leonardi), avrebbe meritato ben altro. Alla figura del rapito, al quale - come prova per ottenere il riscatto - fu tagliato un orecchio (la regia avrebbe potuto risparmiarci i dettagli splatter), si aggiungono quella del ricchissimo e potentissimo nonno, l'unico che avrebbe potuto pagare i 17 milioni di dollari chiesti per il riscatto, di un mediatore (Wahlberg) e della madre del ragazzo (Williams), donna ormai in bolletta dopo la separazione dal marito. Se quest'ultima viene trasformata in una sorta di indomita madre coraggio, il primo si rivela come la figura nettamente più interessante: un vecchio cinico e brutale, chiuso nella solitudine della sua gabbia dorata, ossessionato dal denaro in modo molto più simile a quello di Paperon de' Paperoni - il possesso di un incredibilione per il puro gusto di potercisi tuffare - che non nello Scrooge di dickensiana memoria.    

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