domenica 26 agosto 2012

Singolarità di una ragazza bionda (Singularidades de uma Rapariga Loura)

anno: 2009   
regia: DE OLIVEIRA, MANOEL
genere: drammatico
con Ricardo Trêpa, Catarina Wallenstein, Diogo Dória, Júlia Buisel, Leonor Silveira, Maria-João Pires, Maria Burmester, Luís Miguel Cintra, Glória de Matos, Filipe Vargas, Rogério Samora
location: Portogallo
voto: 1

Singolare il titolo, singolari gli interpreti, singolare anche il film. Ci sarebbe da domandarsi cosa ne sarebbe stato di quest'opera tratta da José Maria Eça De Queirós, se a firmarla non fosse stato l'ultracentenario Manuel De Oliveira, ma un qualsiasi ragazzetto esordiente. Puzza di snobismo cripto intellettuale lontano un miglio l'aura di consenso che ammanta un lavoro come questo, che tradisce passatismo e senilità a ogni inquadratura, che mostra di avere in spregio le più elementari regole cinematografiche, volendo assolvere al solo compito di doversi proporre come cinema d'essai. Basterebbero i cinque minuti iniziali (sull'ora complessiva dell'intero film) - con un controllore impegnato a obliterare biglietti su un treno, augurando "buon viaggio" a ogni singolo viaggiatore - per far sorgere qualche sospetto e capire che l'azione non si innescherà mai. Non bastasse, ci sono le riprese, tutte rigorosamente a macchina fissa e con punti di ripresa a dir poco elementari, o la recitazione da oratorio di tutti gli attori (una addirittura sembra che interpreti la parte di una cieca, tanta è la fissità dello sguardo), o, ancora, gli inutili inserti vagamente grotteschi (un signore che ha perso il cappello) o intellettualoidi (la lettura di una poesia, un lungo assolo d'arpa) a mostrare che questo cinema gira totalmente a vuoto.
La storia è questa: in treno, un ragazzo (Trêpa) racconta a una sconosciuta (Silveira) la sua delusione amorosa. La bella ragazza bionda che vedeva dal suo posto di lavoro (Wallenstein) lo attirava; se ne era innamorato, voleva sposarla, chiede allo zio (Doria), che è anche il suo datore di lavoro, il permesso di poterlo fare ma questo glielo nega. Allora lascia il lavoro e la casa, vive di una condizione di quasi indigenza, ma quando tutto sembra ristabilirsi e lo zio si mostra d'accordo con il matrimonio, arriverà un'altra delusione. Il film di De Oliveira sembra una copia sbiaditissima che sta tra il peggior Bresson e Monteiro, l'oretta di durata è sufficiente a garantire l'orchite, la valuta corrente è l'euro ma tra parenti ci si dà del lei e si deve chiedere il permesso per sposarsi. Infine, il protagonista si chiama Macario ma, a differenza del comico piemontese, non fa ridere neppure un po'.    

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