giovedì 9 agosto 2012

Ladri di Cadaveri - Burke and Hare

anno: 2011       
regia: LANDIS, JOHN 
genere: commedia nera 
con Simon Pegg, Andy Serkis, Isla Fisher, Jessica Stevenson, Tom Wilkinson, Ronnie Corbett, Tim Curry, Michael Smiley, Christopher Lee, Hugh Bonneville, Georgia King, Bill Bailey, David Schofield, Pollyanna McIntosh, Allan Corduner, David Hayman, Reece Shearsmith  
location: Regno Unito
voto: 2


Nella Edimburgo del 1828 le idee dell'illuminismo divampano senza scrupoli anche in ambito medico. Per aggiudicarsi i massimi allori regali, due medici - uno ipertradizionalista e ammanicato col potere politico (Curry), l'altro modernista e spregiudicato (Wilkinson) - si contendono il primato cercando di portare avanti gli studi di anatomia. Fa al caso del secondo l'attività di due truffatori (Pegg e Serkis) che arrivano direttamente all'omicidio pur di procurare al loro "datore di lavoro" cadaveri freschi. La milizia ci mette il naso e inevitabilmente salterà qualche altra testa.
I titoli di testa avvertono che si tratta di una storia vera, "tranne che per le parti che non lo sono": fin dalle primissime battute, dunque, è riconoscibile la firma - a metà strada tra provocazione e registro grottesco - di John Landis, che innesta una buona dose d'ironia in una miscela di realtà e finzione, con riferimenti al teatro shakespeariano, alla teoria dei giochi e al paradosso del prigioniero, agli albori del dagherrotipo e a quelli dei grandi scienziati del tempo (Darwin in primis), il tutto governato dal potere della ragione economica, implacabile anche a quei tempi. Il film segna il ritorno di John Landis dietro la macchina da presa dopo oltre un decennio, con una commedia nera inzeppata di comicità demenziale e slapstick. Ma le soluzioni comiche di Landis, come già ai tempi dell'acclamato The blues brothers, sono talmente elementari e la messa in scena così sgangherata da non suscitare, almeno a chi scrive, neppure un sorriso. C'è da augurarsi che per Landis si tratti dell'occasione buona per mandare definitivamente in soffitta la cinepresa, dopo l'ennesimo film di pessima fattura nel quale si salvano soltanto le scenografie.    

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