sabato 8 settembre 2018

Revenge

anno: 2017       
regia: FARGEAT, CORALIE    
genere: thriller    
con Matilda Anna Ingrid Lutz, Kevin Janssens, Vincent Colombe, Guillaume Bouchède    
location: Usa
voto: 3    

Pare che Quentin Tarantino stia progettando un remake dei volumi 1 e 2 di Kill Bill dopo avere visto il film della francese Coralie Fargeat: amici italiani gli hanno riferito che il critico cinematografico de L'Osservatore Romano, dopo avere assistito alla prima di questo Revenge, abbia parlato del suo dittico come di un film "per educande". In effetti, se lì dominava il giallo ocra, qui è il rosso a prendersi gran parte del film: rosso che arriva nell'occhio dello spettatore in forma di sangue fino a farsi involontaria arte pittorica nell'ultima scena. L'operina, girata con occhio di donna, è un filmetto di fantascienza inverosimile fin dalla prima scena, allorquando una ragazzina informe (interpretata da Matilda Anna Ingrid Lutz Serbelloni Mazzanti Bellotti Bom Alberti Casellati Pacini Battaglia Baget Bozzo Degli Atti di Sarno, vista dalle nostre parti ne L'ultima ruota del carro, Mi chiamo Maya, L'universale e L'estate addosso) passa una notte brava nella lussuosa villa del suo amante (Kevin Janssens, molto espressivo se ripreso da dietro con la macchina da presa posizionata a un metro da terra, meno se inquadrato su quello scarabocchio che madre natura gli ha dato al posto del viso) in mezzo al deserto e in compagnia di due amici balordi dell'uomo. Il giorno dopo, uno di questi la stupra ("se l'è cercata", come disse Andreotti in occasione della morte di Giorgio Ambrosoli). Lei minaccia di rivelare tutto alla moglie dell'amante. Quest'ultimo, per tutta risposta, la getta giù da una rupe. La ragazza sopravvive e si mette alla ricerca dei tre per vendicarsi (urge aggiornamento immediato del Manuale delle giovani marmotte lo stratagemma per togliersi un palo di legno dalla milza).
Con Revenge siamo in pieno B movie (ma anche Z) a costo zero: la location è il deserto, gli attori sembrano presi in prestito dal set pubblicitario di Starbucks e l'unica voce davvero consistente nel finanziamento del film è il pomodoro. Al vuoto pneumatico dei contenuti corrisponde una forma altrettanto esangue ma con tanto sangue: lo sguardo femminile è più belluino di quello maschile, la sceneggiatura con più buchi delle orecchie di Young Signorino e lo splatter l'unico vero oggetto d'interesse della regia. Se cercate qualcosa di paragonabile, con risultati del tutto diversi, andatevi a vedere Desierto.    

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