anno: 2018
regia: SAULNIER, JEREMY
genere: giallo
con
Jeffrey Wright, Alexander Skarsgard, James Badge Dale, Riley Keough,
Julian Black Antelope, Tantoo Cardinal, Macon Blair, Jonathan Whitesell,
Peter McRobbie
location: Iraq, Usa
voto: 1,5
- Ciao Emy
- Cosa è successo?
- Poi ti spiego…
Ecco, ci piacerebbe se lo spiegasse pure a noi cosa è successo nelle due ore e passa di film, dopo aver pronunciato queste che sono le battute finali. Già perché l'ennesimo prodotto di infimo livello targato Netflix, che si sta profilando come l'annichilimento del Cinema a vantaggio sia di produttori che del pubblico incapace di alzare le terga dalla poltrona, è un'opera quanto mai criptica (colpa del romanzo da cui trae spunto, firmato da William Giraldi?). C'è uno scrittore (Wright), che è esperto di lupi, il quale riceve una lettera (non una mail: proprio una lettera, vergata a mano) da una tizia in Alaska che sostiene che i quadrupedi hanno banchettato col suo unico figlioletto. L'uomo, senza sapere chi sia l'interlocutrice, prende e parte. Stacco. Da qualche parte in medio oriente, il marito della signora (Skarsgard) gioca a sparatutto con gli islamici del posto, salvo poi difendere l'onore di un'autoctona stuprata da un suo commilitone. Stacco. Torniamo in Alaska. La donna è sparita, il cadavere del bambino viene ritrovato (intatto, ma pur sempre cadavere) e così comincia la caccia alla donna. Stacco. Il maritino torna a casa e sembra che sia un filino irritato con la consorte per la riduzione del 33% del nucleo familiare. Stacco. Un pazzo fa una strage di poliziotti. Poi accadono altre cose che è inutile raccontare. Ogni tanto si vede qualche lupo in mezzo alle nevi del Grande Nord e anche il maritino, nonostante Carnevale sia ancora lontano, si traveste da lupo (giuro!). Fine della cronaca.
Quando si parla di fiducia nei sistemi esperti e del fatto che la rete abbia sottratto al giornali una fetta considerevolissima di lettori, si invoca sempre la stessa questione nella speranza di riequilibrare le cose e dare dell'imbecille a chi preferisce qualche buon blog alla carta stampata: di qua ci sono gli esperti, i professoroni, quelli che hanno studiato la materia; di là gli scribacchini improvvisati. Tutto vero. Ma si dimentica di dire che i primi spesso (si veda il caso clamorosissimo de La Repubblica che oggi riesce a far sbiadire le imprese della Pravda) fanno marchette per i potenti (che, nel caso del cinema, si chiamano Rai, Netflix, Amazon, Sky Cinema, eccetera), mentre i secondi sono certamente più liberi. Tutta questa giaculatoria per dire che le poche riviste di cinema edite in Italia promuovono filmacci come questo senza alcun pudore e l'appassionato che cerca di documentarsi non fa che caderci regolarmente con tutte le scarpe. Evitate Hold the dark.
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