venerdì 9 marzo 2018

My Friend Dahmer

anno: 2017       
regia: MEYERS, MARC   
genere: biografico   
con Zachary Davis Brown, Lily Kozub, Ross Lynch, Vincent Kartheiser, Alex Wolff, Adam Kroloff, Anne Heche, Brady M.K. Dunn, Michael Ryan Boehm, Dallas Roberts, Liam Koeth, Tommy Nelson, Harrison Holzer, Cameron McKendry, Jake Ingrassia, Benjamin Zgorecki, Kris Smith, Jack DeVillers, Gabriela Novogratz, Miles Robbins, Joey Vee, Tom Lepera, Joey Prines, Christopher Mele, Brigid Naughton, Susan Bennett, Maryanne Nagel, Andrew Gorell, Katie Stottlemire, Carmen Gangale, Dontez James, Lauren Rhodes, Tom Luce, Shane Patrick O'Neill, Sydney Jane Meyer, Nicholas Hulstine, Nancy Telzerow, Dave Sorboro    
location: Usa
voto: 7   

Chi era Jeffrey Dahmer (Brown) prima di diventare il famigerato mostro del Milwaukee? Prova a raccontarcelo questo film con un'impronta da high school comedy e un registro da umorismo nero che chiosa le tante stramberie di un ragazzo occhialuto, biondo, deriso dai compagni per la sua stranezza (Brown). Un ragazzo cresciuto in un clima familiare tossico, con papà e mamma che litigano continuamente e lui che risponde rifugiandosi in un ripostiglio dove compie trucidi esperimenti con le carogne di animali, con uso di acidi e altre sostanze. Il film deriva dal racconto che un compagno di scuola ne ha fatto molti anni dopo, rendendosi conto che le tante, troppe abiezioni di Jeff erano il sintomo di una psiche gravemente malata, quella di un omosessuale necrofilo che, finiti i tempi del liceo e rimasto a vivere da solo dopo la separazione tra i genitori, nel 1981 compì il primo dei 17 delitti di cui si rese protagonista, tutti su giovani maschi.
Se non sai chi sia Jeffrey Dahmer, il film può apparirti come il racconto di (de)formazione di uno psicopatico capace di assurdità di ogni genere. Se invece lo sai, raccogli tutti i segnali prodromici di quello che Dahmer sarebbe diventato in seguito, uno dei più efferati serial killer della recente storia americana, un osceno cannibale. Il regista Marc Meyers è bravissimo ad alludere, senza mai mostrare esplicitamente, a lasciare ogni violenza fuori campo, mantenendo una tensione altissima, col raccapriccio sempre dietro l'angolo, affidato alla fantasia e alle intuizioni dello spettatore.    

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