lunedì 21 marzo 2016

Miss Violence

anno: 2013       
regia: AVRANAS, ALEXANDROS 
genere: drammatico 
con Themis Panou, Reni Pittaki, Eleni Roussinou, Sissy Toumasi, Kalliopi Zontanou, Konstantinos Athanasiades, Chloe Bolota, Maria Skoula, Giorgos Gerontidakis, Maria Kallimani, Anna Koutsaftiki, Rafika Chawishe, Stefanos Kosmidis, Christos Loulis, Martha Bouziouri, Nikos Hatzopoulos, Yota Festa, Minas Hatzisavvas, Kostas Antalopoulos, Giorgos Symeonidis, Vasilis Kuhkalani, Vaso Iatropoulou    
location: Grecia
voto: 6 

Nel giorno in cui sta festeggiando il suo undicesimo compleanno sulle note composte da Leonard Cohen, Angeliki si suicida buttandosi dal balcone. Il padre si sforza di dare un contegno di normalità a moglie e nipoti che vivono con lui, fino all'indifferenza. Ma le crepe si vedono, le porte della casa non possono essere chiuse a chiave, le uscite delle figlie sono disciplinate dall'inflessibile rigore del padre/nonno/orco, un ragioniere semidisoccupato. A mano a mano che il film va avanti capiamo che in quella casa sta accadendo qualcosa di raggelante, che i soldi non bastano mai, che le parentele non sono quelle che sembrano, mentre la sindrome di Stoccolma è in agguato.
Leone d'argento per la migliore regia, meritatissima Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile (Themis Panou), premio Arca cinema giovani come miglior film e premio Fedeora per il miglior film europeo dell'area mediterranea alla mostra di Venezia, il film del greco Alexandros Avranas è un'opera di sconvolgente violenza psicologica, algida e crudele. I soprusi sono raccontati quasi sempre per sottrazione, con silenzi e macchina da presa fissa, nascosti dietro le pareti o nel chiuso dell'abitacolo di un'automobile. Allo stesso tempo, le relazioni tra il pater familias e il gineceo domestico sono raccontate attraverso il contrasto feroce tra l'autocontrollo del protagonista e la mostruosità delle sue azioni, in una rappresentazione iperbolica dell'istituzione familiare come luogo di potere arbitrario, sopraffattorio e di isolamento dal mondo. Un durissimo colpo allo stomaco dello spettatore, con uno stile algido che sta tra i Funny games di Haneke, la Canicola di Seidl e Salò di Pasolini.    

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