regia: GRIECO, DAVID
genere: biografico
con
Massimo Ranieri, Libero De Rienzo, Matteo Taranto, François-Xavier
Demaison, Milena Vukotic, Roberto Citran, Tony Laudadio, Alessandro
Sardelli, Paolo Bonacelli, Catrinel Marlon, Luca Bonfiglio, Marco
D'Andrea, Carmelo Fresta, Carlo D'Onofrio, Massimiliano Pizzorusso,
Pietro Ingravalle, Laura Pellicciari, Cristiano Pizzorusso, Gianluigi
Fogacci, Fabio Gravina, Emidio Lavella, Guido Bulla, Livio Brandi,
Giulia Lapertosa, Francesco D'Angelo
location: Italiavoto: 1,5
Tornato dietro la macchina da presa a 12 anni di distanza da Evilenko, il biopic sul "mostro della striscia di bosco", David Grieco si conferma autore inesistente e meno che dilettantistico. La sua opera seconda è incentrata sulla figura di Pier Paolo Pasolini e sulla cospirazione che portò al suo assassinio il 2 novembre del 1975. Lo scrittore, poeta e regista friulano stava indagando su Eugenio Cefis, il presidente della Montedison a capo della P2, tra i mandanti dell'omicidio di Enrico Mattei e colluso con la banda della Magliana. Nel frattempo, Pasolini stava lavorando al montaggio del suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma e alla scrittura di quel libro cruciale e incompiuto che fu Petrolio. La macchinazione ricostruisce meticolosamente il teorema della congiura, dimenticando completamente l'aspetto filmico: recitazione inaccettabile, buchi di sceneggiatura, vernacolo sotto la soglia minima di sorveglianza (col protagonista inevitabilmente risucchiato nella sua cadenza partenopea e lo spezzino Matteo Taranto più esilarante di Boldi quando cerca di rifare la parlata romanesca), personaggi infilati nella narrazione in maniera del tutto decontestualizzata, come se fossero stati reclutati per passare loro la diaria, scenette involontariamente grottesche (su tutte, quelle dell'incontro in un osteria tra PPP e uno studente). Se la forma - con concessioni eccessive tanto alla vita privata di Pasolini (il rapporto con la madre, quello con Pino Pelosi, la passione per il calcio) quanto alla musica dei Pink Floyd (con un finale che sembra essere visivamente ispirato al parkeriano The wall) - è inaccettabile, il contenuto non è da meno. Preoccupatissimo di dare al film una veste da thriller e di dimostrare la reale esistenza di una macchinazione per uccidere un intellettuale scomodo e scandaloso come Pasolini, Grieco dimentica di dare spessore al ruolo della politica, di raccontare le trame nere, di far emergere la figura profetica di PPP limitandosi a un ridicolo bigino. Dopo il Pasolini di Ferrara e questo massacro, sarà bene rispolverare l'opera di finzione meglio riuscita tra quelle dedicate al poeta friulano: Pasolini, un delitto italiano, di Giordana.
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