venerdì 4 gennaio 2019

Quiproquo

anno: 2011   
regia: SGARBI, ELISABETTA    
genere: documentario    
con Eugenio Lio, Franco Battiato, Nicoletta Braschi, Umberto Eco, Andrea Renzi, Rossana Rossanda, Ludovico Corrao, Vittorio Sgarbi, Achille Bonito Oliva, Angelo Guglielmi, Nanni Balestrini, Enrico Ghezzi, Ottavio Alfieri, Angelo Curti, Angelo Davoli, Giuseppe Ducrot, Carmelo Giallo, Enrico Ianniello, Cesare Inzerillo, Giovanni Iudice, Tony Laudadio, Giovanni Pratesi, Pino Roveredo, Luciano Saltarelli, Etta Scollo, Luigi Serafini, Velasco Vitali, Tommaso Zaghini, Maurizio Giberti, Anna Oliviero    
location: Italia
voto: 6,5    

Che cos'è l'avanguardia? Ha senso parlare ancora di avanguardia, nel campo artistico ma non solo? Tra risposte esilaranti (da quella del villeggiante che lamenta il fatto di essere infastidito da ragazzi che schiamazzano, esibendo una competenza del tutto assente sul termine, alla cantante neomelodica per la quale l'avanguardia - date le ultime 7 lettere - sarebbe la polizia) e pareri ultracompetenti, Eugenio Lio, sotto la direzione di Elisabetta Sgarbi, se ne va in giro per l'Italia a porre la stessa domanda a chiunque (beh, non proprio chiunque…) gli capiti a tiro: dagli operai che raccontano la metamorfosi di una condizione di classe a Umberto Eco (utilissima la distinzione tra avanguardia e sperimentalismo), fino agli esponenti teatrali di Falso Movimento, a Franco Battiato che come sempre si supera nel riuscire a dire cose del tutto insensate, a Vittorio Sgarbi (fratello della regista) - per il quale dal 1300 in avanti le avanguardie si sono sempre e solo manifestate nel primo ventennio di ogni secolo, e giù a sciorinare date puntualissime. E poi Rossana Rossanda, Achille Bonito Oliva e la sua transavangurdia, Angelo Guglielmi, Nanni Balestrini, Enrico Ghezzi (altro maestro indiscusso del nonsense: il suo intervento di puro vuoto pneumatico vare l'intero film), Giuseppe Ducrot, Cesare Inzerillo e tanti altri ancora. Se cinematograficamente il documentario non va oltre il linguaggio del prodotto televisivo di buon livello, tutt'altro che scontate sono le riflessioni accumulate e la dialettica - sempre garbatissima - tra l'intervistatore e i suoi intervistati. La sintesi potrebbe essere che l'avanguardia è necessariamente un fenomeno transeunte: chi è capace di lanciare lo sguardo oltre il visibile (in qualunque campo artistico si esprima, gastronomia compresa) di una determinata epoca storica, se lascia segni tangibili è destinato a diventare un classico e, successivamente, tradizione. Negli anni settanta Philip Glass era considerato un musicista d'avanguardia. Oggi, negli scaffali dei negozi, la sua musica la trovi nella classica.    

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