anno: 2018
regia: SINGER, BRYAN
genere: biografico
con Rami
Malek, Lucy Boynton, Aidan Gillen, Joseph Mazzello, Tom Hollander, Allen
Leech, Ben Hardy, Gwilym Lee, Aaron McCusker, Neil Fox-Roberts, Meneka
Das, Mike Myers
location: Regno Unito, Usa
voto: 5
Biopic che racconta i successi dei Queen, band britannica a cavallo tra hard rock, pop ultracommerciale ed escursioni operistiche, famosissima tra gli anni '70 e gli anni '80. Ma soprattutto biopic sul suo frontman, il carismatico Freddie Mercury, pseudonimo di Farrokh Bulsara, nato in un protettorato britannico a Zanzibar e di religione zoroastriana. Nella mani del regista Bryan Singer (prima licenziato, poi riassoldato), che dopo il successo de I soliti sospetti si è fatto notare soprattutto come regista di opere di fantascienza, il film non va oltre un banalissimo compitino di assemblaggio tra ricostruzioni del repertorio della band ed escursioni nella vita privata di Freddie Mercury: un "prodotto ordinario sul piano stilistico, ridicolo e ipocrita su quello scandalistico e soprattutto assolutamente vuoto" come ha scritto Valerio Caprara su Il Mattino. La relazione con una donna con cui rimarrà amico per sempre, gli eccessi dell'eonismo portato sul palco con una formula di glam rock che faceva impazzire i suoi ammiratori e il rapporto ambiguo con il suo compagno manager, oltre alle serate all'insegna di alcol e droga, sono i soli punti di snodo di un racconto fiacchissimo, pieno di omissis e preoccupato soprattutto di passare in rassegna i successi della band (da Don't Stop Me Now a Somebody to Love e We are the champions, più, ovviamente, la canzone eponima del film), con riprese effettivamente spettacolari che trovano il loro tripudio nella fedele ricostruzione del concerto al quale i quattro presero parte in occasione del Live aid (era il 1985), quando Freddie Mercury era già malato. Sarebbe morto di Aids 6 anni più tardi, prima di venire consacrato come una della icone più inossidabili del mondo LBGT. Peccato che a impersonarlo senza alcuno charme sia l'attore di origini egiziane Rami Malek, che a partire dai 4 incisivi in più presenti nella dentatura, si limita a farne una caricatura striminzita all'interno di un film che vorrebbe essere monumentale (investimenti colossali e successo assicurato al botteghino), tutto lustrini e paillettes ma senza anima.
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