anno: 2017
regia: SHOWALTER, MICHAEL
genere: sentimentale
con
Kumail Nanjiani, Zoe Kazan, Holly Hunter, Ray Romano, Anupam Kher,
Zenobia Shroff, Adeel Akhtar, Bo Burnham, Aidy Bryant, Kurt Braunohler,
Vella Lovell, Myra Lucretia Taylor, Jeremy Shamos, David Alan Grier, Ed
Herbstman, Shenaz Treasury, Rebecca Naomi Jones, Kuhoo Verma, Mitra
Jouhari, Celeste Arias, Shana Solomon, Jeff Blumenkrantz, Linda Emond,
Holly Chou, Andrew Pang, Alison Cimmet, Lawrence Ballard, Shunori
Ramanathan, Spencer House, Susham Bedi, Rahul Bedi, Matty Cardarople,
Myra Turley, William Stephenson, Marilyn Torres, Kerry Flanagan, Jack
O'Connell, Charles Gould, Isabel Shill, Lauren Patten, Keilly McQuail,
Zach Cherry
location: Usa
voto: 1
Si parla tanto, a ragione, del cattivo stato di salute della commedia italiana, che tanta soddisfazione dà agli esercenti ma poca ai palati che da qualche decennio - con poche eccezioni - sono in attesa di una svolta significativa. Non va meglio all'estero, dalla mediamente insulsa commedia francese a quella americana. Con The big sick siamo dalle parti del dramedy più convenzionale che incrocia lo spirito da commedia sull'integrazione culturale con il dramma della malattia. Kumail (Nanjiani, alla cui vera storia si ispira l'intero film) è un pakistano che sbarca il lunario come autista di Uber ma ha aspirazioni da comico, mentre la sua famiglia sta facendo carte false affinché si trovi una connazionale adeguata per il matrimonio. Ma lui si innamora di Emily (Zoe Kazan, la nipote di Elia), una biondina americana piuttosto scialbetta, alla quale nasconde le trame familiari. Quando lei scopre l'inganno, i due si lasciano, lei apprende di avere una malattia autoimmune, lui la assiste amorevolmente vincendo la resistenza dei genitori della ragazza e diventandone amico. E vissero felici e contenti.
Dialoghi tanto inconsistenti non si sentivano nemmeno dai tempi di Maciste contro il vampiro e il peggio è che il copione non si premura neppure di scrivere battute non dico degne di Woody Allen, ma almeno di un programma come Zelig, visto che buona parte del film è ambientata sul palcoscenico di un teatrino off. Interpreti senza alcun carisma, storia prevedibile, durata eccessiva, tempo buttato. L'ennesima variante, stavolta in chiave malincomica, di Indovina chi viene a cena è semplicemente fallimentare.
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