genere: documentario
con
Damon Gameau, Hugh Jackman, Stephen Fry, Michael Moss, Richard Davies,
Skylar Delphinus, Isabel Lucas, Brenton Thwaites, Jessica Marais, Zoe
Tuckwell-Smith
location: Australia, Usavoto: 7
Da alimento mitologico a emblema di opulenza dei regnanti, lo zucchero ha sempre rappresentato il simbolo della desiderabilità a tavola. Il suo uso riuscì a evitare lo scetticismo della comunità scientifica fino a quando Eisenhower non ebbe un infarto che portò quei cristalli bianchi sul tavolo degli imputati. Dal quale, però, venne assolto nel momento in cui tutta la colpa della cattiva alimentazione venne gettata sui grassi e sulla insufficienza di movimento. Dal documentario del simpatico australiano Damon Gameau apprendiamo invece che lo zucchero si annida nell'80% dei prodotti che vediamo sugli scaffali dei nostri supermercati, ben nascosto sotto le più svariate e rassicuranti etichette e con l'inganno del basso apporto calorico. In occidente, il suo consumo medio equivale a circa 40 cucchiaini da tè al giorno (un maschio adulto ne dovrebbe assumere al massimo 9). Cifre sbalorditive, che non riguardano soltanto gli obesi. Le conseguenze? Esiziali. Non solo per l'accumulo di grassi che esso produce, inibendo l'azione insulinica, ma per la malattie cardiache e circolatorie che comporta, per i danni ai denti e - Udite! Udite! - per gli effetti nefasti sull'umore.
That sugar film completa idealmente, insieme a Super size me e Fed up, un trittico di film dedicati ai problemi dell'alimentazione. Se rispetto al primo, che si concentrava sul cosiddetto junk food, qui l'enfasi viene posta sul cibo apparentemente buono, rispetto al secondo le differenze sono più sfocate, visibili soprattutto sul piano della costruzione filmica, in questo caso ricca di trovate e vivacissima nel montaggio e che in Zucchero! raduna, sotto forma di supereroi immaginari, una piccola èquipe di specialisti che seguono l'esperimento del protagonista per un paio di mesi, registrando un imbarazzante aumento dei parametri relativi alle condizioni di salute. Tra una sosta negli Stati Uniti per cercare di evitare i cibi troppo zuccherati (impresa praticamente impossibile) e una capatina tra gli aborigeni australiani contaminati dalle porcherie alimentari introdottte dai bianchi (le condizioni dei loro denti, divorati dalle bibite gassate, sono raccapriccianti), il documentario non si perita di lanciare un atto d'accusa contro le lobby alimentari, comprese quelle che definiscono i programmi per le mense scolastiche, con una chiusura molto pop con tanto di balletto che sancisce l'avvertimento a caratteri cubitali di un un film che ci fa desiderare più che mai il reparto ortaggi dei supermercati e ci fa invocare una diffusione capillare di film come questo.
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