domenica 31 maggio 2015

The Tribe (Plemya)

anno: 2014       
regia: SLABOSHPITSKY, MIROSLAV  
genere: drammatico  
con Grigoriy Fesenko, Yana Novikova, Rosa Babiy, Alexander Dsiadevich, Yaroslav Biletskiy, Ivan Tishko, Alexander Osadchiy, Alexander Sidelnikov, Alexander Panivan  
location: Ucrania
voto: 2  

Strombazzato alla sua uscita come "film rivoluzionario", "senza precedenti", dopo il quale "il cinema non sarà più lo stesso", il film dell'ucraino Myroslav Slaboshpytskiy è parlato nella lingua dei segni: non una parola, non una didascalia, nessuna voce over a spiegare i fatti. Soltanto rumori di fondo. Siamo in un istituto per sordomuti dell'Ucraina. Qui arriva un ragazzo (Fesenko) costretto a piegarsi alle ferree regole della gang (la tribù del titolo) che gestisce i rapporti attraverso un feroce assetto gerarchico. Il ragazzo si innamora di una coetanea (Novikova) costretta a prostituirsi per raccogliere denaro sufficiente per poter fuggire in Italia. La donna rimane gravida, è obbligata ad abortire e a vedersela con i membri della gang che non gradiscono la tresca tra i due amanti.
Nel 1963 Andy Warhol girò un film intitolato Sleep. Durava cinque ore e venti (poche, tutto sommato) e mostrava un uomo che dorme. In attesa di vedere lo schermo completamente nero per un paio d'ore in un eventuale film destinato ai ciechi, tocca sorbirsi questo pretestuoso quanto inconsistente filmaccio di questo 40enne ucraino che squaderna davanti ai nostri occhi qualsiasi genere di brutalità: la scena di un aborto clandestino di 10 minuti, belluini riti di passaggio, teste fracassate, ogni forma di violenza psicologica. Né ci risparmia ogni singolo passo, ogni singola anta dell'armadio aperta per rubare denaro a casa di qualcuno, ogni singola rampa di scale calpestata, ogni singolo scompartimento del treno dove i sordomuti vendono paccottiglia. Al difetto di sintesi (2 ore e 20' di durata) si aggiunge la scelta di un cinema primordiale, straniato, tutto girato in campo medio e con macchina da presa fissa. L'apoteosi della contraffazione realizzata con la sola idea di restituire al pubblico l'handicap dell'incomprensibilità del linguaggio, costringendolo a districarsi nei meandri di una storia banale (l'amore impossibile tra un disadattato e una prostituta) peraltro mettendogli a disposizione un cast pessimo, incapace di interpretare una scazzottata o una fellatio con un minimo di verismo.    

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