lunedì 3 giugno 2013

E la chiamano estate

anno: 2012       
regia: FRANCHI, PAOLO
genere: drammatico
con Jean-Marc Barr, Isabella Ferrari, Filippo Nigro, Caterina Valente, Luca Argentero, Eva Riccobono, Romina Carrisi-Power, Annarita Del Piano, Christian Burruano, Jean-Pierre Lorit, Anita Kravos, Maurizio Donadoni, Marina Benedetto, Beatrice Lelli, Filippo Morelli, Alice Pavarotti, Alessandra Vanzi
location: Italia
voto: 1

Quando è stato presentato al Festival del cinema di Roma, E la chiamano estate - ennesimo titolo a corto di idee che va a depredare il repertorio della canzone (non fossero bastati Sono un pirata, sono un signore, Com'è bello far l'amore, Nessuno mi può giudicare, C'è chi dice no, Almeno tu nell'universo, Una canzone per te, Figli delle stelle, Questo piccolo grande amore, La prima cosa bella e Non c'è più niente da fare, giusto per limitarsi ai film coevi) - è stato accolto dal pubblico a suon di fischi. La critica ha invece pensato bene di insignire Paolo Franchi con il massimo alloro come regista e Isabella Ferrari - sguardo perennemente crucciato, occhi bistrati da un trucco pesantissimo anche al risveglio, culo generosamente all'aria - per la migliore interpretazione femminile. A guardare la fatica numero tre del regista bergamasco ci si domanda come possa avere vinto un premio con questa storiellina fragilissima di un uomo (Jean Marc Barr, che, recitando senza cappello, ha un'espressione sola…) scisso tra eros compulsivo (sul tema, Shame era un'altra cosa) e sentimento, che frequenta coppie in vena di trasgressione, va a puttane e propone compulsivamente agli amici di togliersi qualche sfizio con sua moglie, salvo poi non riuscire ad andare oltre il rapporto platonico con quest'ultima. L'assunto pruriginoso del film, sottolineato in modo pesantemente didascalico tanto dalle fellatio quanto dalle prime tre lettere dell'insegna al neon dell'hotel dove anche la moglie sfoga i suoi pruriti con uno sconosciuto, si snoda attraverso una struttura narrativa che fa capo alle testimonianze di quelli che, per un motivo o per l'altro, hanno conosciuto il protagonista, Dino. Tutto scorre come una nenia monocorde e laccata, tra ambientazioni fighette e improvvise discese nella suburra. Cresce sempre di più il sospetto che La spettatrice sia stato un fortunato incidente di percorso nella carriera di Franchi.    

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