regia: LOMBARDI, GUIDO
genere: documentario
con Anna Lajolo (voce)
location: Italia
voto: 4,5
Il tripudio di splendori artistici della città eterna è tale che le sue moltissime fontane rischiano quasi di passare in secondo piano al confronto dei molti altri capolavori. Plauso, dunque, alla bella idea di Guido Lombardi (alla regia) e Anna Lajolo (alla voce, sulla quale occorre stendere un velo pietoso: sembra una lettrice alle primissime armi) per avere dato il giusto rilievo ai mille modi con cui architetti e ingegneri si sono sbizzarriti nel far scorrere l'acqua a Roma. La capitale è stata infatti per lungo tempo all'avanguardia e i suoi acquedotti portavano acqua per chilometri e chilometri, almeno fino a quando non sono arrivati i barbari, intorno al 500, e hanno messo in ginocchio le riserve idriche della città. Ci sarebbe voluto quasi un millennio prima che Roma potesse tornare agli antichi splendori e prima che potesse annoverare tra le sue bellezze fontane come quella dei fiumi, delle tartarughe, la barcaccia di piazza di Spagna o la fontana di Trevi. Peccato però che il risultato cinematografico di questo documentario di circa mezz'ora non vada assolutamente oltre il prodotto amatoriale, con musica assemblata senza alcun criterio, riprese sghembe e zoomate fuori posto.
Sulla voce di Anna Lajolo, "sembra una lettrice alle prime armi",è bene ricordare che nella sua lunga attività di regista ha inciso personalmente più di cento speaker del tutto professionali. Per le fontane volevamo un commento con qualche sfumatura ironica e scanzonata. Sul prodotto amatoriale, musica assemblata, riprese sghembe, zoomate fuori posto,ci andrei piano, il documentario ha avuto un notevole successo di pubblico a festival e manifestazioni pubbliche, televisione, e rispecchia fedelmente il nostro "modo" cinematografico che ha attraversato vari generi, dall'underground,al cinema indipendente, il doc. le inchieste, il video sociale,e altro, per oltre quaranta anni di attività. Il giudizio finale suona un poco supponente e ignora la nostra storia cinematografica.
RispondiEliminaIn sintesi noi non facciamo prodotti industriali di genere.
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