regia: LUHRMANN, BAZ
genere: drammatico
con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Amitabh Bachchan, Steve Bisley, Richard Carter, Jason Clarke, Adelaide Clemens, Vince Colosimo, Max Cullen, Mal Day, Elizabeth Debicki, Lisa Adam, Joel Edgerton, Emmanuel Ekwenski, Eden Falk, Isla Fisher, Emily Foreman, Tiger Leacey Wyvill, Charlize Skinner, Garrett William Fountain, David Furlong, Daniel Gill, Iota, Price Johnson, Stephen James King, Goran D. Kleut, Kim Knuckey, Barrie Laws, Mark Lemon, John Maumau, Brendan Maclean, Frank Aldridge, Callan McAuliffe, Ben McIvor, Hamish Michael, Brian Rooney, Kevin McGlothan, Nick Meenahan, Olga Miller, Heather Mitchell, Gus Murray, Kate Mulvany, Barry Otto, John O'Connell, Corey Blake Owers, Tasman Palazzi, Brenton Prince, Bryan Probets, Milan Pulvermacher, Alfred Quinten, Ghadir Rajab, Jake Ryan, John Sheerin, Nicholas Simpson, Kasia Stelmach, Nick Tate, Jack Thompson, Kieran van Bunnik, Sylvana Vandertouw, Gemma Ward, Matthew Whittet, Felix Williamson, Bill Young, Nancy Denis, Kahlia Greksa, Karinna Greksa, Natasha Marconi, Jaclyn Seymour, Briden Aspinall, Charles Bartley, Veronica Beattie, Kane Bonke, Kirby Burgess, Henry Byalikov, Thomas Egan, Danielle Evrat, Ryan Gonzalez, Lyndell Harradine, Sophie Rose Holloway, Michelle Hopper, James May, Zac McAliece, Lara Mulcahy, Mikaela Smith, Alex Stewart, Romina Villafranca, Mitchell Woodcock, Kaylie Yee, Tiana Canterbury, Morgan Choice, Eden Dessalegn, Elenoa Rokobaro, Lisa Viola, Betsy Effie Nkrumah, Thabang Baloyi
location: Usa
voto: 3,5
Nelle poche settimane successive all'uscita in sala del film, il capolavoro di Francis Scott Fitzgerald ha venduto più copie di quanto non abbia mai fatto durante l'intera vita del suo autore. Potere del cinema. Potere della moda. Fatto comunque incomprensibile a chi, in quella saga dell'avventuriero (DiCaprio) venuto dal nulla, che mette su un impero e si innamora della donna sbagliata (Mulligan), trova a malapena qualche indizio sulle polveri bagnate di un'epoca di opulenza e jazz band prossima al tramonto (siamo negli anni '20).
La quarta trasposizione cinematografica del best seller dello scrittore americano porta la firma di Baz Luhrmann, regista alla veemente ricerca di una patente da autore d'essai che riuscirebbe a fare sempre lo stesso film sia che gli si affidassero Le avventure di Yoghi e Bubu, sia che gli si richiedesse un remake de Il settimo sigillo. Questo grande Gatsby non fa altro che restituire il senso di carnevalata, di tronfio spettacolo circense condito da un tracimante sfarzo pacchiano che già avevano caratterizzato i due film precedenti (Romeo + Giulietta e Moulin Rouge). Ma tant'è: a una parte della critica e al pubblico l'artificio ultraspettacolare piace, l'ampollosità della messa in scena colpisce a dovere anche l'occhio più distratto e poco importano la colonna sonora anacronistica e tronitruante, l'abuso di pixel e la prima mezz'ora che passa sotto il segno della domanda "è lui o no è lui?". Certo che è lui! E infatti ecco finalmente apparire il solito DiCaprio in forma smagliante, capace di un repertorio recitativo che, tolti i movimenti di macchina da scuola del cinema (ma fini a loro stessi) è l'unico vero motivo per acquistare il biglietto.
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