sabato 25 maggio 2013

Il ministro - L'esercizio dello Stato (L'exercice de l'État)

anno: 2011       
regia: SCHOELLER, PIERRE  
genere: drammatico  
con Olivier Gourmet, Michel Blanc, Zabou Breitman, Laurent Stocker, Sylvain Deblé, Didier Bezace, Jacques Boudet, François Chattot, Gaëtan Vassart, Arly Jover, Eric Naggar, Anne Azoulay, Abdelhafid Metalsi, Christian Vautrin, François Vincentelli, Stéphan Wojtowicz, Ludovic Jevelot, Marc-Olivier Fogiel, Brigitte Lo Cicero, Jade Phan-Gia, Brice Fournier, Veronique Calderari, Pierre-François Dollé, Fabrice Jardin, Cédric Lemereigne, Ludovic Wystraete, Anne Paris, Philippe Naman, Réginald Huguenin, Gilles Bellomi, Grégoire Morano, Mathilde Ferrato, Véronique Wellecan, Fanny Touron, Marine Blake, Valérie Khong, François Berland, Mya Chanson, Ange Baraglioli, Thierry Besnard, Zmourda Chkimi, Bouzid Ghezali, Véronique Noël, Bernard Teissandier, Jean-Michel Chapelain, Emmanuel Gayet, Nicolas Jouhet, Régis Romele, Laurence Pollet-Villard, Martine Vandeville, Philippe du Janerand, Gaëtan Le Marchand, Serge Noel, Philippe Jourde, Ménothy Cesar, Laurent D'Olce, Maxime Motte, Caroline Grapin, Joséphine Lazzarino, Anna Andreotti, Anne De Broca, Joëlle Faye, Léa Crespi  
location: Francia
voto: 5

"4000 contatti e neppure un amico": è questa la sintesi dell'esistenza di Bertrand Saint-Jean (Gourmet), ministro dei trasporti costantemente al telefono (vediamo comparire i contenuti degli sms sullo schermo) e che perde il sonno nel pensare se privatizzare o meno le ferrovie francesi. Il resto, tra incubi erotici (notevolissima la scena iniziale, con una donna che finisce nelle fauci di un coccodrillo all'interno di un palazzo damascato) ed emergenze continue (uno scuola-bus è precipitato mietendo diverse vittime), è tutta una mediazione, una stretta di mano, un conto alla rovescia per la fine del mandato ("ancora 18 mesi e cambiamo ritmo", promette alla moglie), leniti dalle debolezze del privato (il gomito alzato) e poco altro.
Prodotto dai fratelli Dardenne, al film di Pierre Schöller non manca certo l'originalità: è la rappresentazione ordinaria di un uomo di potere (lo vediamo anche seduto sul cesso), il disvelamento di ciò che succede dietro le quinte. L'ansia per un discorso da preparare, i rapporti di sub e superordinazione sanciti dall'uso asimmetrico del "tu" e del "lei", l'inconsistenza del rapporto con i collaboratori: è su questo spaccato di vita che si concentra un film che, a dispetto dell'ottima prova di tutto il cast e dei colpi di scena, è però incapace di emozionare.    

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