sabato 16 marzo 2013

Venuto al mondo

anno: 2012   
regia: CASTELLITTO, SERGIO
genere: drammatico
con Penélope Cruz, Emile Hirsch, Mira Furlan, Pietro Castellitto, Jane Birkin, Saadet Aksoy, Sergio Castellitto, Branko Djuric, Isabelle Adriani, Sanja Vejnovic, Adnan Haskovic, Luna Mijovic, Juan Carlos Vellido, Milan Pavlovic, Moamer Kasumovic, Rijad Gvozden, Emina Muftic, Sven Medvesek, Ermin Sijamija, Luca De Filippo, Mona Muratovic, Mediha Musliovic, Mugdim Avdagic, Igor Zoric
location: Bosnia, Italia
voto: 2


Non ho mai letto un libro di Margaret Mazzantini né, con ogni probabilità, lo farò mai. Un po' per pura diffidenza nei confronti dei best seller della narrativa contemporanea, quasi sempre prodotti massificati di infima fattura; un po' perché suo marito Sergio Castellitto non è uno che ti invita alla lettura del romanzo dopo avere visto i suoi film.
Venuto al mondo è un'opera di sconcertante bruttezza. È la quintessenza del brutto. È il non plus ultra dei luoghi comuni che sfruttano la tragedia della guerra nella ex Jugoslavia per raccontare l'ossessione di una maternità. È il manuale di come gli attori non dovrebbero mai essere diretti (raggiunge picchi di insopportabilità Adnan  Haskovic, nel ruolo di un ambiguo poeta bosniaco) né truccati e di come il cast, al di là dei nepotismi (Pietro Castellitto ha un radioso futuro davanti…), andrebbe scelto con un minimo di cura e non un tanto al chilo. C'è da sentirsi offesi dalle didascalie che il Castellitto regista sparge in giro: natale 1992; la morte di Kurt Cobain; il filmato con Buster Keaton dove si vede il nome dell'attore; lo stupro inverosimile con tanto di trombettista a tenere il ritmo della trombata. È davvero troppo! Tutto questo per raccontare del viaggio di una donna insieme al figlio recalcitrante, a Sarajevo, per andare incontro a un passato nel quale ha perso il grande amore della sua vita (il pessimo Emile Hirsch, perennemente sopra le righe) per ragioni legate, in qualche maniera, alla sterilità di lei. La trama è ben più fitta, una serie di passaggi sono raccontati in modo a dir poco ellittico, la tragedia del conflitto etnico-religioso nella ex Jugoslavia è ridotta a poco meno di una collezione di fotografie e qualche esplosione: tutto è estremamente finto, costruito, artificioso. È un peccato che uno dei migliori attori in circolazione sia anche uno dei più incapaci registi e che si ostini a passare dietro la macchina da presa.    

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