regia: GERVASI, SACHA
genere: biografico
con Anthony Hopkins, Helen Mirren, Scarlett Johansson, Danny Huston, Toni Collette, Michael Stuhlbarg, Michael Wincott, Jessica Biel, James D'Arcy, Richard Portnow, Kurtwood Smith, Ralph Macchio, Kai Lennox, Tara Summers, Wallace Langham, Paul Schackman, Currie Graham, Spencer Garrett, Terry Rhoads, Tom Virtue, Karina Deyko, Steven Lee Allen, Richard Chassler, Frank Collison, Melinda Chilton, Mary Anne McGarry, Jon Abrahams, Gil McKinney, Emma Jacobs, Spencer Leigh, Sean MacPherson, Gerald V. Casale, Tara Arroyave, Judith Hoag, Josh Yeo, Danielle Burgio, John Lacy, Howard Gibson, Josette Prevost, Lorie Stewart, Jaehne Moebius, Ana Matallana, Lindsey Ginter, Paul Henderson, Kay Henderson, Lisa Marie Boiko, Richard Burns, Meredith Claire, Alexia DuBasso, Jonn Faircrest, Gina Fricchione, James R. Gavio, James Henderson, Bruce Holman, Dion W.H. Holt, Jeremiah Hundley, Sebastian Vale, Michael Kurtz, Joseph Martino, Jeremy S. Miles, Jon Renfield, Linda Sans, James Tappan, Jon Thibault, Jason Wingo, Rapunzel, Cynthia Youngblood, Cinderella
location: Usa
voto: 6
Nel 1959, a 60 anni, reduce dai grandissimi successi di La donna che visse due volte e Intrigo internazionale, Alfred Hitchcock decise di alzare il tiro con gli spettatori e di portare in sala un copione più "forte", ai limiti dell'horror. La scelta cadde su Psyco: la Paramount, che grazie a "Hitch" aveva rastrellato miliardi di dollari, sembra non ne volesse sapere e l'ufficio censura fece la voce forte: una donna nuda sotto la doccia, un omicidio a coltellate e una scena di sesso iniziale (che verrà machiavellicamente espunta dal film) sono davvero troppo per un pubblico americano ancora fortemente bacchettone. Così, insieme all'eterna compagna Alma (Mirren), Hitchcock decise di finanziarsi il film da solo, ipotecando persino la casa. Un esempio di quanto il capitalismo fosse incapace, già allora, di assumersi il rischio d'impresa, salvo poi raggranellarne i profitti.
Dopo l'esordio semidocumentaristico sulla band heavy metal degli Anvil, Sacha Gervasi - partito dal libro di Stephen Rebello che ricostruisce la vicenda della produzione di Psyhco - rimane sul solco della biopic con una scelta narrativa coraggiosa e persuasiva: quella di raccontare uno dei più grandi registi di tutti i tempi scegliendo un momento chiave della sua traiettoria artistica (quello che poi l'avrebbe portato al suo massimo successo), tenendo al tempo stesso sullo sfondo il tema delle reciproche gelosie tra Hitchcock e sua moglie. La regia, di impianto assai classico e con alcune buone invenzioni (l'incipit e il finale sono tra i momenti migliori del film), indugia forse un po' troppo sul tentativo di veicolare l'idea che buona parte dell'ispirazione del mago del brivido derivasse dallo scarto tra pulsioni erotiche (l'ossessione per le bionde piuttosto algide) e i diktat di un super-io potentissimo (nonostante Hitchcock fosse goloso e geloso), tradotta sul grande schermo con squarci onirici piuttosto sgraziati. Ma il vero infortunio del film sta nel trucco pesantissimo toccato a Anthony Hopkins, che gli toglie ogni espressività e che con ogni probabilità ha contribuito a far storcere il naso ai distributori, che hanno ripetutamente rinviato l'uscita del film.
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