venerdì 15 aprile 2011

Habemus papam

anno: 2011       
regia: MORETTI, NANNI
genere: commedia
con Michel Piccoli, Nanni Moretti, Margherita Buy, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Francesco Graziosi, Camillo Milli, Roberto Nobile, Ulrich Von Dobschütz, Gianluca Gobbi, Camilla Ridolfi, Leonardo Della Bianca, Dario Cantarelli, Manuela Mandracchia, Rossana Mortara, Teco Celio, Roberto De Francesco, Chiara Causa, Mario Santella, Tony Laudadio, Enrico Ianniello, Cecilia Dazzi, Lucia Mascino, Maurizio Mannoni, Massimo Verdastro, Giovanni Ludeno, Giulia Giordano, Francesco Brandi, Leonardo Maddalena, Salvatore Miscio, Salvatore Dell'Aquila,  Il Gruppo Diapason, Don Somasiry Jayamanne, Mauro Casanica, Alfredo Cairo, Jelle Bruinsma, Kevin Murray, Erik Merino, Joan Peter Boom, Harold Bradley
location: Italia       
voto: 5

Aridatece Michele Apicella! Sono ormai vent'anni - dai tempi di Palombella rossa - che il più blasonato dei nostri registi sembra avere smarrito quella genuinità e quella cattiveria che gli hanno fatto conquistare meritatissimi allori tra pubblico e critica. Da allora sono passati due film marcatamente autobiografici, qualche cortometraggio e un brusco cambio di registro arrivato con La stanza del figlio, premiato a Cannes. Ne Il caimano la materia filmica era sovrabbondante ma almeno ci ha regalato un finale profetico (eravamo nel 2006). Habemus papam sembra indicare il punto di non ritorno verso quell'imborghesimento che lo stesso Moretti, in occasione di un celebre duello televisivo con Monicelli, stigmatizzava. I suoi film girati nel XXI secolo, quando non si chiudono nel privato, guardano a personaggi singoli, per quanto di enorme potere. Stavolta è il turno del cardinale Melville (Piccoli), eletto papa suo malgrado all'indomani della scomparsa di Karol Wojtyla. L'uomo tentenna, punta i piedi, costringe il segretario di Stato vaticano (Stuhr) a una messinscena per sedare la spasmodica attesa dei fedeli, viene messo in contatto con un celebre psicanalista (lo stesso Moretti) che finisce "recluso" all'interno del Vaticano mentre il caso passa nelle mani della ex moglie del terapeuta (Buy).
Grande dispendio di mezzi e raffinatezza non bastano per fare un film sul tema della responsabilità che non affonda mai un colpo, è talmente benevolo con i cardinali da farli sembrare dei bonaccioni totalmente disinteressati al potere e smembra il film radicalmente in due parti: una in cui va in scena il disagio esistenziale del neo-pontefice; l'altra, decisamente più faceta, in cui Moretti si prende la scena a suon di battute, lasciandoci intravedere ciò di cui potrebbe ancora essere capace se soltanto smettesse di addomesticare quell'ego che ha prodotto in passato risultati sopraffini.    

1 commento:

  1. D'accordo con le tue ultime recensioni su The Next Three Days (4/6, penalizzato da una prima parte un po' lenta e, come scrivevi, dall'implausibilità dell'ultima mezzora; però sempre notevole la sceneggiatura) e su Habemus papam (3,5/6: però a me è piaciuta più la prima parte, da Moretti post-Stanza del figlio ed in tal senso al suo massimo, della seconda, da primo-Moretti però non altrettanto sagace, pungente, feroce, anzi troppo gigione ed ancor più implausibile di TNTD... L'idea dello psicoanalista apriva peraltro la possibilità di dialoghi da antologia della sceneggiatura, ed invece latitano, al di là di qualche battuta gustosa. Tranne che non si voglia leggere il tutto come il papa simbolo dell'uomo in cerca di se stesso mentre la Chiesa ignora deliberatamente le sue difficoltà ed anzi regredisce ad una dimensione ludica pre-adolescenziale (anche pre-fallica: nessuno vuole vincere, eccetto il cardinale Piscardone ed il Moretti-psicoanalista, perchè nessuno vuole mettersi in gioco in modo che ogni non-vittoria non possa chiamarsi sconfitta). Certo ogni suo film vale la pena: all'uscita del pubblico dalla sala (piena) tutti discutevano...

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