venerdì 19 dicembre 2008

Come Dio comanda

anno: 2008       
regia: SALVATORES, GABRIELE
genere: noir
con Filippo Timi, Elio Germano, Fabio De Luigi, Alvaro Caleca, Angelica Leo, Linda Bobbo, Alessia Bellotto, Alessandro Bressanello, Giuseppe Cristiano, Franco De Maestri, Andrea De Nori, Ludovica Di Rocco, Giovanni Franzoni, Vasco Mirandola, Rita Pirro, Stefano Rota, Valentina Sussi
location: Italia
voto: 2

In una notte di pioggia, nella provincia friulana un borderline disadattato e visionario (Germano) insegue una ragazza in motorino (Leo), tenta un amplesso in mezzo a un bosco e in un "impeto amoroso" la uccide. Sconvolto, chiama Rino (Timi), l'unico amico che ha, un altro disadattato con esoftalmo, razzistissimo e filonazista che vive in una stamberga col figlio quattordicenne (Caleca), pressato dai servizi sociali che giustamente vorrebbero toglierglielo. Nel caos della situazione Rino finisce accidentalmente in coma. Accorso sul posto e ignaro dei fatti, suo figlio crede che la ragazza sia morta per colpa sua.
Bisogna avere una particolare vocazione teologica per vedere un film dove compare la parola dio nel titolo, dove uno tre dei protagonisti si chiama Cristiano e dove un altro vive in una casa che è un presepe perenne. Peccato che poi si esca dal cinema smoccolando dopo aver visto questa pellicola dietro la quale convergono i due re Mida al contrario del cinema italiano, gli apostoli del cinema pattumiera: Elio Germano e Niccolò Ammaniti. Già, perché se il primo si presta soltanto a interpretare opere immonde con una recitazione costantemente sopra le righe e un'impostazione vocale da coro delle voci bianche (Ultimo stadio, Liberi, Il passato è una terra straniera), dai soggetti del secondo - scrittore molto in voga tra la plebaglia dei lettori - sono scaturite perle come Branchie, Il siero della vanità e L'ultimo capodanno (ma a onor del vero Io non ho paura si poteva salvare). Va detto  che - fatta eccezione per il cast - la confezione è notevole e che i movimenti di macchina sono tutt'altro che banali ma per fare del cinema d'autore ci vogliono anche delle buone storie e rovistare nel torbido con la pretesa di fare del verismo può portare a opere come questa, inverosimili e senza capo né coda.    

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