regia: GANDOLFO, VANNI
genere: documentario
location: Italia
voto: 6,5
Nella ridda di pagliacciate a fini propagandistici di cui fu capace, il fascismo non trascurò neppure un intervento protezionista sulla lingua italiana con il dichiarato intento di controllare le masse. La linguista Valeria Della Valle ha rispolverato un tema tutt'altro che nuovo trasformandolo però in un documentario che non si limita alla semplice compilazione dei materiali dell'archivio storico dell'Istituto L.U.C.E. (impressionante la magniloquenza delle parate militari e dei bailla), ma che aggiunge animazioni assai creative e una buona dose d'ironia. D'altronde, con quale altro piglio prendere la tonitruante propaganda penetrata attraverso stampa, radio, cinema, scuola e sport? Ecco allora passare in rassegna tutte le ridicolaggini frutto dell'onda lunga dannunziana che si snodarono attraverso la lotta senza quartiere ai dialetti, la repressione delle minoranze linguistiche, l'abolizione del lei da sostituire con il voi (con le assurde vicende della rivista "Lei" dedicata al pubblico femminile e costretta per ovvi motivi a inventarsi un altro nome, "Annabella" e della rampognata subita da Totò durante uno spettacolo da parte di un gerarca fascista che non gradì l'ironia di "Galileo Galivoi"), la sostituzione a tavolino di parole e locuzioni straniere come mannequin, bar, cocktail o "avere un flirt", quest'ultima rimpiazzata da "fiorellare". E così via ridicoleggiando fino ad arrivare a quella che avrebbe dovuto essere l'apoteosi della lingua di regime, il dizionario fascistissimo nel quale gli esempi tratti dalla letteratura - Ariosto, Dante, Petrarca, solo per citarne alcuni - venivano affiancati alle frasi famose del duce. Del quale, peraltro, oltre ai toni perennemente concitati e sopra le righe, da autentico pazzo esaltato qual era (tristemente esilarante il montaggio di spezzoni dei suoi discorsi al popolino), ci rimane ben poco sotto il profilo linguistico: "i colli fatali", "spezzare le reni", "colpo di spugna" e bagnasciuga.
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