martedì 23 novembre 2010

Il mio nome è Khan (My name is Khan)

anno: 2010       
regia: JOHAR, KARAN
genere: drammatico
con Shahrukh Khan, Kajol, Shane Harper, Adrian Kali Turner, Harmony Blossom, Christopher B. Duncan, Michele Marsh, Jennifer Echols, Douglas Tait, Steffany Huckaby, Parvin Dabas, Katie A. Keane, Retson Ross, Raul Bustamante, Michael William Arnold, Vinay Pathak, Mel Fair, Pallavi Sharda, Sugandha Garg, Brent Mendenhall, Sonya Jehan, Tanay Chheda, Jennifer Barbosa, Kathleen M. Darcy, Carl Marino, Arjun Mathur, Zarina Wahab
location: India, Usa       
voto: 5,5

Cresciuto seguendo l'insegnamento materno secondo il quale nel mondo l'unica vera distinzione tra gli uomini è quella tra buoni e cattivi, Rizwan Khan - afflitto da una forma lieve di autismo nota come sindrome di Asperger - promette a sua madre che riuscirà a vivere un'esistenza felice. I suoi intenti sembrano realizzarsi quando, lasciata l'India per S.Francisco, incontra Mandira (Kajol), giovane madre con figlio al seguito. Alla morte violenta di quest'ultimo, avvenuta all'indomani dell'11 settembre a causa del montare dell'intolleranza etno-religiosa, la donna ingiunge a Khan: "vai a dire al Presidente degli Stati Uniti 'io sono Khan e non sono un terrorista'. Lui la prende in parola, girando per tutto il Paese in attesa di incontrare il presidente.
Chi ha una minima familiarità con i prodotti dell'industria cinematografica più prolifica del mondo non avrà difficoltà a rintracciare nel film diretto da Karan Johar tutti gli stilemi del cinema di Bollywood: colori sgargianti, stile narrativo da fotoromanzo, musiche a go go. Mancano soltanto i balletti e ci sarebbe stato tutto. Il film, che è una via di mezzo tra Forrest Gump e Rain man, si lascia comunque vedere: non gli difettano ritmo e ironia (il protagonista prima di copulare legge il "Manuale del sesso per i negati"), alcune trovate sono notevoli (con Khan che, sapendo riparare quasi tutto, inventa una bicicletta per pompare via l'acqua) ma l'insieme, a partire dalle riflessioni sulla discriminazione religiosa e sull'intolleranza diffusa dopo l'11 settembre, rasenta costantemente banalità e qualunquismo e a poco serve la notevole performance di Shahrukh Khan, l'attore indiano più noto.    

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