regia: EDEL, ULI
genere: storico
con Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz, Simon Licht, Jan Josef Liefers, Alexandra Maria Lara, Heino Ferch, Nadja Uhl, Hannah Herzsprung, Niels-Bruno Schmidt, Stipe Erceg, Daniel Lommatzsch, Vinzenz Kiefer, Volker Bruch, Eckhard Dilssner, Bernd Stegemann, Tom Schilling, Katharina Wackernagel, Anna Thalbach, Jasmin Tabatabai, Hans Werner Meyer
location: Germania
voto: 8,5
Frettolosamente rubricata come la versione tedesca delle Brigate Rosse, la RAF (Rote Armee Fraktion) fu la più potente cellula terroristica di ispirazione leninista che insanguinò la Germania negli anni '70. Andreas Baader (Bleibtreu) - tutto nervi e grinta - ne fu il braccio armato, Ulriche Meinhoff (Gedek) - giornalista, intellettuale, donna capace persino di lasciare due figlie per sposare la causa rivoluzionaria - ne fu la mente. Uli Edel, che già aveva scioccato il pubblico europeo con Cristiana F. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, rispolvera quegli anni drammatici ripercorrendone gli eventi più significativi: dall'ideologia antimperialista, alle esercitazioni paramilitari in Giordania e ai contatti con il mondo arabo, alle stragi e agli attentati degli anni 1970-1972, fino alla cattura dei suoi leader, ai vari processi, alla formazione di nuove generazioni di terroristi, al rapimento del presidente della Confindustria tedesca e al dirottamento di un aereo con civili a bordo. I protagonisti di quella stagione di violenza "furono suicidati" in cella uno dopo l'altro, lasciando aperto un enigma non ancora chiarito. Edel racconta tutto questo adottando un stile classico, ricorrendo a immagini di repertorio e a un casting che annovera il meglio della attuale scena tedesca. Né revisionista né apologetico, La banda Baader Meinhof è ben bilanciato tanto sul piano della forma che su quello dei contenuti. La prima prevede un'equilibrata ripartizione tra gli anni delle azioni terroristiche e quelli del carcere duro, in cella di isolamento, con un registro narrativo che passa dai toni muscolari dell'action movie a quelli introspettivi del melodramma. Analogamente, il regista tedesco riesce a tenersi a debita distanza da qualsiasi tentazione di giudizio, facendo vedere che se da una parte i terroristi della RAF non andavano tanto per il sottile, anche il potere costituito non faceva sconti, come provano le molte scene di sevizie ai danni dei detenuti. Il tutto inquadrato in un film dal respiro epico, con suggestive e spesso violentissime scene di massa, un montaggio serrato e una durata (150 minuti) che non attenua neppure per un attimo l'attenzione dello spettatore.
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