lunedì 8 marzo 2010

Shutter Island

anno: 2010       
regia: SCORSESE, MARTIN
genere: thriller
con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Max von Sydow, Michelle Williams, Emily Mortimer, Patricia Clarkson, Jackie Earle Haley, Ted Levine, John Carroll Lynch, Elias Koteas, Robin Bartlett, Christopher Denham, Nellie Sciutto, Joseph Sikora, Curtiss Cook, Raymond Anthony Thomas, Joseph McKenna, Ruby Jerins, Tom Kemp, Bates Wilder, Lars Gerhard, Matthew Cowles, Jill Larson, Ziad Akl, Dennis Lynch, John Porell, Drew Beasley, Joseph P. Reidy, Bree Elrod, Thomas B. Duffy, Ken Cheeseman, Steve Witting, Michael E. Chapman, Keith Fluker, Darryl Wooten, Michael Byron, Gary Galone, Gabriel Hansen 
location: Usa
voto: 5,5


Nel 1954 l'ispettore di polizia Teddy Damiels (DiCaprio) e il suo dioscuro Chuck Hole (Ruffalo) approdano in un'isola al largo di Boston dove c'è un manicomio criminale di massima sicurezza. I due sono lì perché una detenuta è scappata ma Teddy - che è ossessionato dalla tragica morte della moglie - comincia a sospettare che nell'isola si facciano mostruosi esperimenti di eugenetica sulla pelle degli internati. La sua è solo immaginazione?
Tratto dal romanzo "L'isola della paura" di Dennis Lehane (che al cinema aveva già dato Mystic river e Gone baby gone), Shutter island è il film più sofferto e controverso della carriera di Martin Scorsese, tanto è vero che il regista italoamericano ne ha rimandato l'uscita per sette mesi. Montato, smontato e rimontato a causa della complessità dell'intreccio - costruito, alla stregua de L'ultima tentazione di Cristo, sullo spunto narrativo della doppia verità, fino al role playing finale - il film è un thriller psicologico estremamente cerebrale, girato magnificamente e interpretato superbamente, al quale manca tuttavia l'ingrediente essenziale del genere: la suspense. Frotte di topi che escono da una caverna, rievocazioni delle atrocità nazista a Dachau e facce segnate dalla ferocia della follia non sono che espedienti minimi per alzare il tasso di ripugnanza senza mai riuscire ad accendere quello dell'apprensione.    

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