regia: ONORATO, VIRGINIA
generedocumentario
con Gian Maria Volontè, Alessandro Haber, Carla Tatò, Carlo Lizzani, Claudio Bonivento, Damiano Damiani, Emidio Greco, Ennio Fantastichino, Erland Josephson, Fausto ferzetti, Felice Laudadio, Francesco Maselli, Francesco Rosi, Gianna Gissi, Gillo Pontecorvo, Giorgio Albertazzi, Giuliano Montaldo, Giuseppe Ferrara, Glauco Onorato, Harvey Keitel, Kathy Marchand, Lou Castel, Marco Belloccio, Margaretha Von Trotta, Marina Cicogna, Marisa Trombetta, Massimo Ghini, Mattia Sbragia, Mauro Berardi, Mimmo Calopresti, Omero Antonutti, Oreste Scalzone, Paola Banelli, Paola Petri, Paolo Taviani, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Theo Anghelopoulos, Ugo Pirro, Vittorio Taviani
location: Italia
voto: 8
Scritto e fortissimamente voluto da Ferruccio Marotti per contro del Centro Teatro Ateneo dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e Studio Uno, Gian Maria Volontè - Un attore "contro" è un ritratto a tutto tondo di questo attore immenso, personaggio difficile, scomodo, caparbiamente impegnato politicamente, coautore di molti film, inviso a tanti.
Nato a Milano nel 1933, dopo un'infanzia difficile e poca voglia di studiare, Volontè cominciò a calcare le scene del teatro come cercarobe. Dal teatro passò al cinema, dove conobbe la sua stagione di massima fama tra il 1970 e il 1971, quando - grazie a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e La classe operaia va in Paradiso, entrambi di Elio Petri - vinse l'Oscar per il miglior film straniero e la Palma d'oro a Cannes come migliore attore. Quando alla morte traumatica del padre si aggiunse quella del fratello più giovane, suicidatosi in carcere nel 1977, la vita di Volontè si fece ancora più difficile. La scoperta del cancro, gli anni di esilio dal cinema italiano, tra il 1980 e il 1986, per via delle sue dichiarate posizioni politiche, che lo costrinsero a lavorare spesso all'estero, furono il preludio alle sue ultime apparizioni cinematografiche. Morì sul set di Lo sguardo di Ulisse, nel 1994.
Il documentario, attraverso una miriade di testimonianze e altrettanti aneddoti, lascia emergere il carattere schivo, difficile, solitario, per niente incline all'ipocrisia e capace di un'immersione totale e maniacale nei personaggi interpretati (impedibile la testimonianza di Fantastichini) di questo attore stratosferico al quale giustamente Venezia conferì il Leone d'oro alla carriera.
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