martedì 7 agosto 2018

La guerra è dichiarata (La guerre est déclarée)

anno: 2012       
regia: DONZELLI, VALERIE    
genere: drammatico    
con Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, César Desseix, Gabriel Elkaïm, Brigitte Sy, Elina Löwensohn, Michèle Moretti, Philippe Laudenbach, Bastien Bouillon, Béatrice De Staël, Anne Le Ny, Frédéric Pierrot, Elisabeth Dion, Pauline Gaillard, Philippe Barassat, Valentine Catzéflis, Julie Peugeot, Serge Bozon, Henri Hooreman, Marie Donzelli, Claire Serieys, Riad Sattouf, Marie-Sohna Conde, Laure Marsac, Lucia Sanchez, Marion Lecrivain, Mademoiselle Mori, Sophie Kichine, Dorothée Sebbagh, Ahmed Zaoui, Diego Urgoiti, Bey Salah, Emmanuel Salinger, Irène Estevens, Nozha Khouadra, Blanche Gardin, Anne Berest, Alain Kruger, Christelle Huot-Marchand, Frédérique Dorat, Laurent Lacotte, Aude Lemercier, Benoît Barré, Katia Lewkowicz, Lucien Pages, Jennifer Decker, Esteban Carvajal-Alegria, Clémence Cabanes, Anne Gastaut, Adrien Antoine, France Lesbros, Laëtitia Trapet, Marie Weinberger    
location: Francia
voto: 5    

Capolavoro o boiata pazzesca? Difficile dirlo, a partire dallo spunto iniziale: la regista (e interprete) Valerie Donzelli ha chiamato sul set il suo ex marito (Elkaïm), col quale ha vissuto gli anni di un'odissea tragica fatta di ospedali, paure, difficoltà di ogni genere. Tutto legato alla malattia - un tumore al cervello manifestatosi in maniera precocissima - del figlio Adam. Il film non è che una riproposizione (romanzata?) del calvario vissuto dalla coppia, con tanto di voce fuori campo che racconta la travagliatissima esperienza dei due genitori e del loro entourage. Se l'idea, così marcatamente autobiografica, prima che originale è soprattutto spiazzante per il valore catartico che vuole assegnare nel portare sul grande schermo quella orribile vicenda, tutt'altro può dirsi della sua realizzazione: certo, liberissima, capace di evocare con grande forza l'idea di resilienza in un quadro complessivamente di grande ottimismo e di stemperare il dramma nella commedia,  di indulgere a molti siparietti sentimentali, ma anche di pescare alla rinfusa tra cifre stilistiche che sembrano accostate senza alcun criterio. Sicché a momenti di cinema alto se ne alternano altri decisamente più prosaici e perfino stucchevoli, accompagnati da scelte musicali capaci di passare dai quartetti di Vivaldi all'elettorpunk dei Frustration, passando per la meravigliosa O Superman di Laurie Anderson. Grande ambizione, risultato decisamente incoerente.    

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