venerdì 21 ottobre 2016

Io, Daniel Blake (I, Daniel Blake)

anno: 2016       
regia: LOACH, KEN
genere: drammatico
con Dave Johns, Hayley Squires, Briana Shann, Dylan McKiernan, Natalie Ann Jamieson, Micky McGregor, Colin Coombs, Kate Rutter, Sharon Percy, Kema Sikazwe, Micky McGregor    
location: Regno Unito
voto: 9

Il carpentiere sessantenne di Newcastle Daniel Blake (Johns) ha avuto un serissimo problema al cuore che gli impedisce, almeno momentaneamente, di lavorare. Per lui inizia così una gimcana tra uffici per il sussidio da disoccupazione, test per verificare la sua reale inabilità al lavoro e altre aberrazioni burocratiche che lo fanno entrare in una spirale kafkiana nella quale finisce anche Katie (Squires), giovane madre con due figli a carico, che fatica a sbarcare il lunario.
A 80 anni Ken il rosso continua a sfornare opere di livello sopraffino, toccando, con Io, Daniel Blake, uno dei vertici artistici della sua invidiabilissima carriera di autore. L'occhio sempre attento agli ultimi lo porta stavolta a scoperchiare le mostruosità del potere leviatanico di uno Stato che ha perso qualsiasi forma di protezione e garanzia verso i cittadini ("sono un cittadino: niente di più, niente di meno", è l'epitaffio di Daniel), schiacciandoli sotto il peso di un intollerabile gigantismo burocratico. È l'affresco dolente della povertà 2.0 vista in film come La legge del mercato, Due giorni, una notte, Le nevi del Kilimangiaro, Giorni e nuvole e che ha in Umberto D il suo più illustre antesignano. Un apologo morale sull'inestinguibile dignità di un uomo condannato al martirio della pedanteria, messo in scena con assoluto verismo e la solita, impeccabile direzione degli attori (con Loach, anche i più sconosciuti sembrano fare miracoli).
Se i contenuti del film - Palma d'oro a Cannes - richiedono l'urgenza di vederli proiettati d'obbligo nelle scuole, la forma non è meno sbalorditiva: Loach colpisce per la sua capacità di risultare efficacissimo con il suo cinema essenziale, scarnificato, senza fronzoli né (quasi) colonna sonora, lineare, in perfetto equilibrio tra i toni della commedia dell'assurdo (l'imperdibile dialogo iniziale è tragicamente comico), persino rasente qualche venatura didascalica (lo spiegone sull'immondizia dato al giovane vicino di casa, l'assoluto senso di responsabilità), eppure in grado di arrivare al cuore dello spettatore con una potenza sorprendente, rendendogli quasi impossibile l'impresa di rimanere a ciglio asciutto.    

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