regia: PRYOR, BRYN
genere: documentario
con
Chanel Preston, Nina Hartley, Skin Diamond, Herschel Savage, David
Bertolino, Steven St. Croix, Marilyn Chambers, Johnnie Keyes, Georgina
Spelvin, Casey Calvert, Constance Money, Jacky St. James, Gloria
Leonard, Sharon Mitchell, Kay Parker, Eric Edwards, Riley Reid, Bonnie
Rotten, Kelly Nichols, Veronica Hart, Cass Paley, Christy Canyon, Stoya,
Ron Jeremy, Ash Hollywood, Richard Pacheco, Mitch Spinelli, Julia Ann,
Janine Lindemulder, Andrew Blake, Paul Thomas, Raven Touchstone, Mike
Horner, Sunset Thomas, Brad Armstrong, Jenna Jameson, Nic Cramer, Shanna
McCullough, Tom Elliot, Alexandra Silk, Nic Andrews, Evan Stone, John
Stagliano, Manuel Ferrara, Savanna Samson, Nick Manning, Kimberly Kane,
Ana Foxx, Jesse Jane, Kylie Ireland, James Deen, Eva Angelina, Jessica
Drake, Kayden Kross, Axel Braun, Allie Haze, Capri Cavanni, Lily Labeau,
Sarah Shevon, Penny Pax
location: Usavoto: 4
Come si è trasformata l'industria del porno? Prova a raccontarcelo questo documentario che assembla 32 film a luci rosse prodotti tra il 1972 e il 2012 (prevedibilmente bombardati da dosi massicce di pixel giganti), trattando l'hard come se fosse un qualsiasi genere cinematografico. A ben vedere, molti dei film porno di successo dei 40 anni sui quali fa perno il documentario (ma il porno ebbe inizio non appena si capirono le potenzialità della pellicola, senza tuttavia avere un mercato) erano dei "veri" film con del sesso esplicito all'interno, come sentenzia Ron Jeremy, uno dei divi del cinema per adulti. Se fino agli anni '80 il pubblico si accontentava di vedere gente che praticava del sesso convenzionale, la privatizzazione del consumo dell'hard attraverso le videocassette avrebbe successivamente spinto il genere verso lidi più osé, contribuendo alla segmentazione del mercato in una ridda di sottogeneri. Ne sarebbero scaturiti remake, parodie, persino film ad altissimo budget e con pretese artistiche, per quanto serviti da attori che lontani dal materasso risultavano del tutto inespressivi.
Il documentario raduna brani dei film ritenuti più significativi (tutti prodotti americani), alternandoli con interviste quasi sempre soltanto rievocative dei protagonisti (tristemente irriconoscibili le donne) e con qualche commento della pornostar Chanel Preston, alla quale manca completamente uno sguardo sociologico che in casi come questo si fa irrinunciabile.
Nessun commento:
Posta un commento