domenica 6 dicembre 2015

Bisturi, la mafia bianca

anno: 1973   
regia: ZAMPA, LUIGI
genere: drammatico
con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Senta Berger, Claudio Gora, Claudio Nicastro, Tina Lattanzi, Enzo Garinei, Gino Pernice, Antonella Steni, Luciano Salce, Sandro Dori, Ernesto Colli, Ezio Sancrotti, Luciano Rossi, Fausto Tommei, Roberto Bisacco, Tom Felleghy, Giancarlo Cortesi, Carlo Foschi, Pier Luigi Modesti, Gabriella Boccardo, Piera Degli Esposti, Francesco D'Adda, Aldo Vasco, Emilio Marchesini, Giuliana Rivera, Giorgio Sammartino, Federico Scrobogna, Sergio Fiorentini, Bruno Bertocci, Fernando Cerulli, Mario Del Vago, Jimmy il Fenomeno, Gino Pagnani, Imma Piro, Franca Scagnetti    
location: Italia
voto: 8

Appena 3 anni dopo avere diretto Il medico della mutua, pamphlet contro il marcio della sanità in chiave di commedia, Luigi Zampa torna sullo stesso tema con un film sulfureo, durissimo, un atto d'accusa implacabile contro l'immoralità e l'avidità che si nascondono sotto i camici bianchi (non tutti, ovviamente, come tiene a precisare la didascalia finale che chiama in causa il dottor Schweitzer). Campione dell'opportunismo a due facce, una da filantropo disinteressato impegnato nel servizio pubblico, l'altra da bieco calcolatore di parcelle milionarie a carico di pazienti che necessitano di operazioni urgenti da effettuarsi presso la sua clinica privata romana, il professor Daniele Vallotti (Ferzetti) specula sulla salute dei malati fino alla morte (loro), è al soldo dell'industria farmaceutica e si circonda di uno stuolo di lacchè incapaci e adoranti finché serve. Fa eccezione il solo dottor Giordani (Salerno), medico all'apparenza cinico con l'attitudine ad alzare il gomito, ma che annota scrupolosamente tutte le magagne covate in quell'ambiente. È su di lui che si indirizzeranno i sospetti del professor Vallotti in merito alle lettere anonime che ne minano sempre di più la serenità.
Uno dei capolavori di Zampa (insieme a Ladro lui, ladra lei e Anni ruggenti), che regge benissimo l'usura del tempo (era un'epoca talmente lontana che i medici fumavano persino in sala operatoria e le infermiere in abito da suora erano tutte bellissime, unico neo di credibilità del film congiuntamente alla breve divagazione da fotoromanzo nella casta scena d'amore tra Senta Berger ed Enrico Maria Salerno, straordinario come sempre), ci mostra l'efferatezza di comportamenti perpetrati al solo scopo di lucro: pazienti operati come fossero alla catena di montaggio, uccisi per reciproche rivalse, affossati economicamente da richieste insostenibili. Un film da vedere e rivedere, alla luce del fatto che, all'epoca, uno stato sociale quanto meno esisteva…

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