regia: STERN, JOSHUA MICHAEL
genere: biografico
con Ashton Kutcher, Dermot Mulroney, Josh Gad, Lukas Haas, Matthew Modine, J.K. Simmons, Lesley Ann Warren, Ron Eldard, Ahna O'Reilly, Victor Rasuk, John Getz, Kevin Dunn, James Woods, Nelson Franklin, Eddie Hassell, Elden Henson, Lenny Jacobson, Brett Gelman, Brad William Henke, Giles Matthey, Robert Pine, Clint Jung, David Denman, Masi Oka, Abby Brammell, Annika Bertea, Paul Baretto, Amanda Crew, Samm Levine, Cody Chappel, Joel Murray, William Mapother, Scott Krinsky, Evan Helmuth, Laura Niemi, Jim Turner, Clayton Rohner, Rachel Rosenstein, Christopher Curry, Mark Kassen, Dan Shaked, Duncan Bravo, Kent Shocknek, Aaron Kuban, Olivia Jordan
location: India, Usa
voto: 3,5
Biopic istantanea dedicata a Steve Jobs, morto di cancro nel 2011, il parassita fatto passare per guru dell'informatica (ne capiva quanto ne capisco io di epigrafia greca), le cui massime, del tipo "non perdete tempo a vivere la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli", sono la quintessenza della banalità, utili da dare in pasto a folle assetate di chiacchiere a buon mercato. Il film di Joshua Stern racconta la traiettoria esistenziale di Jobs, dai primi passi, nei primi anni '70, compiuti nel garage di casa adibito a laboratorio, dove il sedicente guru mostrava già ampie capacità di sfruttamento del talento altrui, fino alla fondazione della Apple, il lancio del Macintosh, i pc portatili, la controversia legale con Microsoft, l'allotanamento e il ritorno nella stessa Apple (quando il timone aziendale venne preso da Sculley) e l'invenzione dell'ipod.
Al di là dell'inconsistenza puramente cinematografica, che avvicina il film a uno sceneggiato televisivo, con un attore scelto esclusivamente sulla base della somiglianza ma con nessun talento (Ashton Kutcher, già protagonista di narcolettiche commedie sentimentali come Indovina chi?), Jobs coniuga cerchiobottismo e operazione smaccatamente commerciale (l'uscita a ridosso della morte dello stesso Jobs, appunto). Ma nell'insistere sulla sua invidiabile determinazione, il film non evita di mostrare anche gli aspetti peggiori del protagonista, dai rapporti turpi che aveva con quasi tutti, alla disinvoltura con cui tradiva gli amici e si comportava nella vita privata.
Steve Jobs è stato l'esponente più deteriore del capitalismo oligopolistico, un fighetto solipsista interessato quasi esclusivamente all'estetica del prodotto, un cinico uomo di marketing ossessionato da quisquilie da miliardari, direi l'uomo dei secondi fini per eccellenza. Per averne una visione meno agiografica di quella che ci è stata propinata dai media dopo la sua dipartita bisognerebbe rileggersi l'articolo che scrisse Odifreddi quando le prefiche della sinistra piansero la scomparsa di quest'uomo che non sarebbe stato degno nemmeno di lucidare le scarpe a uno come Linus Torvalds.
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