martedì 29 aprile 1997

Sesso, bugie e videotape (Sex, lies and videotape)

anno: 1989   
regia: SODERBERGH, STEVEN  
genere: drammatico  
con James Spader, Andie MacDowell, Peter Gallagher, Laura San Giacomo, Ron Vawter, Earl T. Taylor, David Foil, Steven Brill, Alexandra Root  
location: Usa
voto: 8

Dopo 9 anni di silenzio Graham (un James Spader molto espressivo, premiato a Cannes per la migliore interpretazione maschile) va in Luoisiana a trovare John (Peter Gallagher), un tempo suo compagno di studi. I due sono molto cambiati e stentano a sintonizzarsi sulla stessa frequenza. Così Graham solidarizza con Ann (MacDowell), la moglie di John, mettendola al corrente della sua collezione di riprese video con le quali immortala i resoconti erotici delle sue conoscenti, e che usa con piglio da voyeur per eccitarsi e sublimare la sua impotenza sessuale emersa dopo una precoce delusione amorosa. Nello svolgersi dell'intreccio, prima Ann verrà a conoscenza dei tradimenti perpetrati da sua sorella (Laura San Giacomo) con John, quindi quest'ultimo apprenderà che le due donne si sono prestate alle riprese di Graham. Ma sarà la contromossa decisiva della coartata Ann a dare un altro corso alla storia dei quattro. Nutrita di psicanalisi e sventagliate di sceneggiatura a 18 carati ("Gli uomini imparano ad amare la persona dalla quale sono attratti, mentre le donne sono sempre più attratte dalla persona che amano"), l'opera prima di Soderberg - premiata al 42° Festival di Cannes con la Palma d'oro ed il premio internazionale dei critici - rappresenta un'analisi lucida sui punti nevralgici della vita di coppia: il tradimento, le bugie, il sesso, la natura dell'amore, l'autenticità della rappresentazione di sé all'altro vengono raccontati secondo il paradigma inconsueto dell'antinomia. I vertici di questo quadrilatero amoroso danno vita a tutte le possibili, inconciliabili combinazioni: John e Graham hanno perseguito obiettivi e valori incompatibili, mentre Ann e Cynthia rappresentano due facce assai diverse della femminilità: introspettiva e poco passionale la prima, sgallettata e focosa la seconda. Ma tutti e quattro, alla fine, sono costretti dalla mano demiurgica del regista a gettare la maschera, mostrando l'altra faccia della propria complessa personalità. Molto intonata la colonna sonora ambient creata da Cliff Martinez.    

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