martedì 4 luglio 2017

Di che segno sei?

anno: 1975       
regia: CORBUCCI, SERGIO   
genere: commedia a episodi   
con Paolo Villaggio, Mariangela Melato, Adriano Celentano, Renato Pozzetto, Giovanna Ralli, Alberto Sordi, Luciano Salce, Ileana Lilli Carati, Massimo Boldi, Marilda Donà, Luigi Gino Pernice, Giuliana Calandra, Jack La Cayenne, Maria Antonietta Beluzzi, Ugo Bologna, Mafalda Berri, Gil Cagne, Shirley Corrigan, Marcello Di Falco, Sofia Dionisio, Angelo Pellegrino, Lucia Alberti    
location: Italia
voto: 4,5   

Negli anni in cui i film a episodi, radunando attori ben noti al grande pubblico, assicuravano consistenti guadagni al botteghino, qualsiasi scusa era buona per licenziare nuovi assemblaggi. Compresi i segni dello zodiaco. I quattro episodi del film diretto con minimo impegno sindacale da Sergio Corbucci si riferiscono ai segni di aria, terra, acqua e fuoco, pur essendo del tutto pretestuosi. Nel primo episodio, a seguito di una diagnosi malposta, un comandante della marina (Villaggio) è ossessionato dall'eventualità di diventare una donna. Nel secondo un artista circense (Celentano), pur di poter partecipare a una gara di ballo in Romagna, uccide la moglie. Nel terzo un muratore (Pozzetto) spera di poter aprire una tabaccheria e finisce con l'amoreggiare con l'amante (Ralli) di un ricco signore (Salce). Nel quarto una guardia del corpo (Sordi), reclutata per poter sventare possibili rapimenti, sconquassa la vita del suo assistito, un "cumenda" brianzolo (Bologna).
Molta acqua di rose e quasi nessuna sostanza se non i cliché con cui i protagonisti replicano figure già viste altrove. Villaggio richiama Fracchia e Fantozzi; Celentano il tamarro fascinoso; Pozzetto la sua comicità stralunata e surreale; ma il più grande è Sordi, che da solo riscatta l'intero polittico riproponendo il Nando Moriconi di Un americano a Roma. Incontenibile mattatore, l'Albertone nazionale si mangia il film (e tutte le altre star) in un solo boccone, con una performance da urlo che fa quasi passare in secondo piano gli intenti meramente commerciali del lungometraggio e la pochezza della scrittura.

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