lunedì 22 settembre 2014

All the invisible children

anno: 2005   
regia: CHAREF, MEHDI * KUSTURICA, EMIR * LEE, SPIKE * LUND, KATIA * SCOTT, JORDAN & SCOTT, RIDLEY * VENERUSO, STEFANO * WOO, JOHN   
genere: drammatico   
con Adama Bila, Elysée Rouamba, Rodrigue Ouattara, Uros Milovanovic, Dragan Zurovac, Vladan Milojevic, Goran R. Vracar, Mihona Vasic, Dusan Krivec, Hannah Hodson, Andre Royo, Rosie Perez, Hazelle Goodman, Coati Mundi, Damaris Edwards, Lanette Ware, Vera Fernandez, Francisco Anawake, David Thewlis, Kelly Macdonald, Jordan Clarke, Jack Thompson, Joshua Light, Jake Ritzema, Daniele Vicorito, Emanuele Vicorito, Maria Grazia Cucinotta, Ernesto Mahieux, Peppe Lanzetta, Giovanni Mauriello, Giovanni Esposito, Zhao Zhicun, Qi Ruyi, Wang Bin, Wenli Jiang   
location: Brasile, Burkina Faso, Cina, Italia, Serbia, Regno Unito, Usa
voto: 4   

Come si fa a parlare delle condizioni di miseria dei bambini nel mondo quando lo sponsor è Unicredit, cioè una delle banche che, a parte qualche occasionale lavatina di coscienza, contribuisce più attivamente ad aumentare la stratificazione sociale e ad allargare la forbice tra ricchi e poveri? Non basta reclutare qualche regista di grido (Spike Lee, Kusturica, Ridley Scott, John Woo) per non far sentire il fetore di marcio di tutta l'operazione. E infatti il risultato è fallimentare: filmini stucchevoli per compiangere i bambini armati da guerriglieri in Burkina Faso (Tanza, di Mehdi Charef; voto: 3), i ladruncoli costretti a rubacchiare per conto degli adulti in Serbia (Blue gipsy di Emir Kusturica; voto: 6,5) e in Italia (Ciro, di Stefano Veneruso; voto: 5) o a fare accattonaggio in Cina (Song Song and Little Cat di John Woo; voto: 1,5), i ragazzini costretti a vivere di espedienti nelle favelas del Brasile, collocate appena a qualche spanna dai sontuosi grattacieli (Bilu e João di Katia Lund; voto: 7). La scarsa motivazione dei registi coinvolti si percepisce già a partire dai titoli, tutt'altro che fantasiosi e per lo più recanti i nomi dei piccoli protagonisti. Dovendo dare le pagelle, dalla melassa stucchevole si distinguono parzialmente Kusturica, che però non rinuncia al suo stile rococò, e Katia Lund, che immortala con assoluto verismo la condizione di precarietà dei bambini brasiliani, costretti a lavorare per giornate intere per poter acquistare i mattoni necessari a migliorare le loro abitazioni. Appena sufficiente l'episodio firmato da Spike Lee su una ragazzina di Brooklyn coi genitori malati di AIDS (Jesus Children of America; voto: 6). Inguardabile quello firmato da John Woo. Delirante nella sua follia onirica quello di Jordan e Ridley Scott (Jonathan; voto: 1).    

Nessun commento:

Posta un commento